venerdì 13 giugno 2008

CONTRO IL LAVORO MINORILE. CONTRO LO SFRUTTAMENTO

Il 12 giugno è stata la giornata internazionale contro il lavoro minorile.
A proposito di diritti degli ultimi della società. A proposito di sinistra unita sulle cose di sinistra che la società e le persone di sinistra si aspettano di vedere come battaglie, come proposte e come soluzioni indicate dai partiti dei lavoratori. Quando si sceglie di farlo davvero può essere dimostrato con trasparenza, con immediatezza con efficacia e con unità a favore proprio degli interessati per l'emancipazione degli sfruttati.
E' stata presentata al Consiglio regionale del Lazio dalla capogruppo del PdCI e vice presidente della Commissione Lavoro e Politiche Sociali Maria Antonietta Grosso, insieme alle consigliere Anna Pizzo del PRC e Luisa Laurelli del PD una mozione contro il lavoro minorile.
“Nel silenzio più assoluto si è celebrata il 12 giugno la giornata internazionale contro il lavoro minorile che non riguarda solo i poveri o i cosiddetti paesi in via di sviluppo – dichiara Maria Antonietta Grosso – ma anche l’Occidente industrializzato. Sono oltre 150 milioni nel mondo i ragazzi e le ragazze sotto i 14 anni impegnati, senza dignità, in attività lavorative e vittime di sfruttamento. Solo nel nostro paese – aggiunge il consigliere regionale – sono quasi 400 mila i bambini sfruttati senza tutele e di questi circa 50 mila sono figli di immigrati. Minori che non sono solo vittime della povertà ma anche di una politica economica delle multinazionali che spostano la loro produzione nelle aree più convenienti al fine di realizzare il massimo profitto al minor costo possibile. Questi giovanissimi, impegnati soprattutto nell’artigianato, dentro fabbriche lager, nelle miniere, nei settori della pesca e dell’agricoltura invece di giocare o di veder garantita una loro armoniosa crescita subiscono non pochi maltrattamenti e presentano problemi fisici, psicologici e sociali gravi. Non possiamo tacere dinanzi ad una piaga così drammatica. A tale fenomeno ne seguono altri altrettanto infausti quali analfabetismo, prostituzione e incidenti anche mortali. Chiediamo, quindi, al Presidente della Giunta, e a tutti e tutte noi che lavoriamo nelle istituzioni, di promuovere campagne di promozione ed informazione per arginare e debellare tale dramma umano. Abbiamo la necessità ed il dovere – conclude Maria Antonietta Grosso – di adottare ogni forma di intervento finalizzato al potenziamento di progetti dedicati al mondo dell’infanzia, di attivarci al fine di pretendere prodotti commerciali che garantiscano che gli stessi non siano stati realizzati utilizzando manodopera infantile, di prevedere forme di sostegno per quelle famiglie che hanno minori ridotti in schiavitù favorendone il reinserimento sociale. In un tempo nel quale la vita di ogni lavoratore sembra non contare più niente e assistiamo a tragici eventi luttuosi come in questi giorni in Sicilia rimettere all’ordine del giorno il diritto al lavoro per tutti e tutte, la tutela e la dignità del mondo del lavoro, il contrastare forme di sfruttamento selvaggio e avere giusti orari e giusti salari è la vera priorità”.

giovedì 12 giugno 2008

Gramsci e gli zozzoni di destra

E’ tutto sottosopra? La destra è arrembante a sinistra? Lucia Annunziata ha traveggole? Di tutto un po’.

di Maurizio Aversa

Questo articolo-riflessione-commento di Lucia Annunziata, secondo me va duramente contestato. Così come l’analisi circa l’utilizzo che la destra intenderebbe fare del pensiero di Gramsci. Ma non vorrei farlo con il solo commento a “rimando”. Preferisco che, sedutastante, ogni lettore prima della mia critica legga le parole tracciate dai tasti del computer di Lucia Annunziata.

Gramsci rispunta da destra
di Lucia Annunziata
Caduto in penombra a sinistra, Antonio Gramsci sta ritornando alla ribalta come uno dei riferimenti intellettuali del centrodestra al governo. Due giorni fa, nella sua audizione alla Camera lo ha citato il ministro dell’Istruzione, Gelmini. Qualche settimana fa, una citazione (delle molte) di Gramsci fatta dal ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi ha scatenato una tempesta dentro il centrodestra. È un puro caso, una pura arte del travestimento il fatto che proprio i due ministeri che nel Berlusconi IV gestiscono arte e istruzione citino questo filosofo di sinistra per eccellenza, il fondatore di quella concezione «moderna» della presa del potere che ha fornito alla sinistra italiana il suo specifico tratto non-sovietico? Può essere. Ma può anche essere che questa adozione di Antonio Gramsci sia lo specchio credibile di una nuova attitudine al potere che il governo attuale intende sviluppare. La prima cosa da ricordare è che la natura non schematica del pensiero di Gramsci, uomo dai molti interessi, dagli approcci sfaccettati e non ideologici, l’ha spesso reso interessante anche a letture non di sinistra. Nel 2007 il settantennio della sua morte ha mostrato quanto complessa è la penetrazione del gramscismo. E qualcuno ha persino detto, in quell’occasione, che oggi è proprio la destra l’erede vera del gramscismo. Frase che in Italia sa di provocazione. Ma non negli Stati Uniti, se guardiamo ai neocon americani, ad esempio al Project for the New American Century, che da Gramsci prende la convinzione che l’agire politico è nella diffusione di idee nella società civile, e che solo dopo viene il successo nella politica istituzionale. O se guardiamo alla Francia di Nicolas Sarkozy, che in un’intervista a Le Figaro, ripresa in Italia da il Giornale, ha detto: «La mia lotta non è politica, ma ideologica. In fondo mi sono appropriato dell’analisi di Gramsci: il potere si conquista con le idee». È la destra che da anni cerca di reinventarsi e che in questo processo cerca d’includere anche le lezioni imparate dalla cultura «di sinistra». Di tutte queste lezioni, quella di Gramsci è certo la più moderna, perché la sostituzione di egemonia a presa del potere è l’anticipazione di una società in cui classi e media, alleanze e simboli fondano un consenso molto più forte di qualunque coercizione. Del resto gli americani sanno bene che il loro impero si è costruito sull’entusiasmo suscitato nel mondo dal loro modello culturale. Per questi rami è arrivato anche in Italia (e da abbastanza tempo) il gramscismo di destra. La settimana dopo la sconfitta del 2006 il Domenicale, edito dal senatore Dell’Utri e diretto dal giovane Angelo Crespi, titolava «Gramscismo Liberale» per invitare a una nuova riflessione. È in quel periodo post-elettorale in effetti che rinasce nel centrodestra l’attenzione sui meccanismi del potere. Gli intellettuali, i blog, i giornali elitari del centrodestra, dal Domenicale a Ideazione, a Socci, a Veneziani, al Foglio, cominciano a fare severe autocritiche sui limiti del lavoro del governo: abbiamo occupato con gli uomini ma non abbiamo avuto idee forti, non abbiamo saputo contrastare con una nostra cultura quella della sinistra. Paradossalmente, dopo cinque anni di grande potere, una parte del centrodestra spiega allora la sua sconfitta rievocando lo spauracchio della dominazione culturale del centro sinistra: nel mondo della canzone, del cinema, della Rai, dei giornalisti, delle case editrici. Ma le teste più avvertite capiscono che si possono fare «epurazioni» (traduzione del famoso «non faremo prigionieri») ma che il consenso è qualcosa di molto più difficile da ottenere. È nata lì la riflessione sul potere con cui Berlusconi si ripresenta ora sulla scena, con parole come: memoria condivisa, fine della guerra ideologica, dialogo. La sua proposta è quella di costruire una sorta di meticciato politico, che fonde le varie idee e le rimacina. Il campione del processo è Tremonti, uscito liberista e tornato al governo protezionista (come sempre la sinistra). Ma a meglio svelare i nuovi toni, non a caso, sono i due ministeri che gestiscono la cultura. Sandro Bondi, il più affezionato degli uomini del Cavaliere, tra i suoi primi passi da ministro si rifà all’egemonia gramsciana e va a lodare a Cannes la vittoria di due film «di sinistra», e a dire che il cinema italiano (quello considerato tipico frutto del centrosinistra fino ad ora) non sta affatto morendo; sceglie di colloquiare sull’Unità con uno dei padri nobili dell’opposizione, Alfredo Reichlin, e di scrivere su il Foglio una recensione omaggio al libro dell’altro padre nobile, Eugenio Scalfari. E di annunciare infine, domenica scorsa, il suo programma, sempre a il Domenicale, parlando di superare concezioni di parte a favore dell’identità nazionale. Così anche la Gelmini, che cita Gramsci e recupera altre idee della sinistra: più soldi agli insegnanti e il riconoscimento che la scuola non è un disastro.Non tutti sono d’accordo, a destra. Ideazione scriveva in maggio di un «complesso di inferiorità» del centro destra «che fatalmente spinge i rappresentanti della parte largamente maggioritaria del Paese a riconoscere la capacità di elaborazione e controllo intellettuale degli avversari, tanto porgendole apertamente omaggio quanto - più spesso - criticandola e insieme mostrandosi impazienti di sostituirsi ad essa». Ma queste divisioni sono una ulteriore prova che a destra è in corso un tentativo consapevole di trasformazione; che il dialogo non è solo un gioco di parole. Magari non funzionerà. Ma anche solo un modesto meticciato potrebbe essere efficace nello svuotare quel che è rimasto della tradizione di sinistra. In particolare in un momento in cui questa sinistra già di per sé sente di essersi persa.


Commento di Maurizio Aversa
Concentriamoci sul primo punto. L’ipotesi della utilizzazione del pensiero gramsciano da parte della destra. Mah!, le cose spicciole tipo: scopiazzare le parole d’ordine, o i concetti generalisti che hanno substrato nella generale cultura italiana (ricordiamoci il rapporto conflittuale positivo tra Gramsci e Gobetti), o citare in pubblico – magari affinché i media ne riportino con dovizia di megafonaggio l’accadimento – una tal frase invece che tal altra, fanno parte tutte di una necessità insita nella attualità politica. Intendo che questo fare somiglia in modo spaventoso ai giri di valzer del dibattito inter e intra democristiano degli anni d’oro del potere andreottianamente gestito, per dare significato alla capacità d’uso di un certo linguaggio (quindi anche di certe frasi e concetti) che non l’aderenza e la condivisione intima di quelle. Insomma – tradotto nel tempo attuale – è come se il neodoreteo Bondi e la neoandreottiana Gelmini dimostrassero agli altri (e in virtù di questo ne traggono potere “oggettivo” intra ed extra PDL) la capacità d’uso di questi “strumenti” della sinistra. Di converso. Sempre restando alla attualità politica, che forse la sinistra ne uscirebbe bene arrabbiandosi per questo e rivendicando la sacralità del pensiero gramsciano? Mi sembra una specie di trappolone già preparato in attesa di chi ci casca. Non nel senso di qualche ultras intellettuale minoritario nella cultura, nella società e nella espressione politica. Ma nel senso di qualche insofferente che pensa a un Gramsci nostro intoccabile. O, addirittura, di qualche ultrveltroniano che s’accorge che oltre all’incompatibilità col socialismo il PD è equilontano anche da Gramsci. E allora? La questione vera, ed perché la mia annunciata durezza contro l’Annunziata, è separare immediatamente la vicenda politica piccina (dei Bondi e delle Gelmini di turno) dell’oggi dal valore oggettivo del pensiero originale e pietra miliare di Antonio Garmsci. Per la seconda parte, credo dobbiamo sperare in una espressione pubblica del professor Giuseppe Vacca o del professor Guido Liguori. Mentre per la prima è sufficiente che un po’ di dirigenti politici, o un paio di uffici stampa della sinistra (extraparlamentare) diano del mistificatore e del superficiale e dello strumentale ai Bondi e alle Gelmini.
Il Project for the New American Century citato poi dalla Annunziata come pietra di paragone per dimostrare che anche oltre atlantico la destra guarda Gramsci e la sinistra no. A Lucia, ma che stai dicendo? Non è per caso che Chavez o Lula o i movimenti di sinistra nei paesi dell’America Latina siano estesi, originali, fondati sulla cultura comunista e internazionalista. Letteralmente: non è un caso. E dovresti saperlo dopo i tuoi trascorsi a Botteghe Oscure. Dovresti saperlo dopo l’ampia fortuna che studiosi nelle varie università di Città del Messico o di Cordoba ecc. hanno insegnato per anni il pensiero gramsciano, diffondendolo in tutto il centrosudamerica. Varrà la pena, se vorrà, che qualche stimato intellettuale – magari di quelli che organizzarono proprio il convegno internazionale sulla fortuna di Gramsci in America Latina durante la Festa de l’Unità di Ferrara (Walter, mi raccomando, confermiamo l’abolizione di questi momenti di politica e cultura: sono propedeutici alla svendita di beni ed idee: ma cosa resterà?) insieme al professor Sandri dell’Istituto Gramsci Emilia Romagna commentino questi aspetti. Allo stesso modo potrà farlo uno tra i più onesti intellettuali e dirigenti politici di questi anni che conosce da vicino tutte queste realtà essendo stato sottosegretario agli esteri, Donato Di Santo. Allora? Cara Annunziata, lascia perdere. Non c’è nessuna credibilità di questa destra. Nessuna contaminazione positiva che vada oltre l’occasionalità. Nessuna concessione da fornire a sottolineature sul merito del pensiero di Gramsci. Gramsci, da sostenitore del socialismo scientifico, la prima regola che aveva chiara era la seguente: questi fascisti hanno voluto limitare la divulgazione di un pensiero critico, autonomo, originale, dei comunisti italiani. Questi fascisti l’hanno voluto fare ingabbiando materialmente il capo degli intellettuali e del partito comunista che animava tutto ciò. Questi fascisti non consentiranno alcuna regola democratica utile al confronto e metteranno a tacere la mia voce e non permetteranno il mio viaggio. Infatti, Antonio Gramsci fu assassinato dal potere fascista lasciandolo deperire in carcere. Ora si affacciano a citare? Neppure in ginocchio sarebbero credibili quelli che starnazzano sulle bontà nascoste della destra sociale (!). Chiunque, di destra, di potere di questi anni, peggio se sedicente intellettuale, di An o di Forza Italia, del PDL o di Forza Nuova, della Destra storaciana o dei leghisti della padania, volesse far finta di misurarsi col pensiero di Gramsci in modo non occasionale, dovrebbe scegliere unicamente come iniziare in pubblico una sorta di outing fatto così: “Noi, colpevoli morali dell’ostracismo di idee utili per la società e per la popolazione italiana vi chiediamo scusa. Noi, discendenti politici e culturali dei colpevoli materiali dell’omicidio di Gramsci chiediamo perdono al Paese e malediciamo Mussolini, Almirante e quanti hanno sancito la bontà del regime fascista che tanto lutto portò all’Italia e tanto profitto ad una raffazzonata borghesia rampante. Noi, che oggi vorremmo misurarci con tutto ciò, onde evitare di essere scambiati per opportunisti, se abbiamo responsabilità politiche, economiche, sociali, culturali, invece di chiedere posti di prestigio e “via libera” per la Rai i Giornali etc (con una riverniciatina di tenue sinistrese), vi chiediamo di nuovo scusa e ci tiriamo da parte. Si cara Annunziata, questa idea (o simile) dovresti brandire contro le scempiaggini che cercano di propalarci dalla destra al potere che Gramsci, in ultima analisi è stato anche un maestro di umiltà umana e politica. Alla faccia del Cavalier Silvio Berlusconi e della sua tessera piduista.
Maurizio Aversa

mercoledì 11 giugno 2008

sei operai morti a Mineo (Catania)

Sei operai sono morti oggi

Come ci informa l’agenzia DIRE, sei operai sono morti oggi intossicati dalle esalazioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione. Lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei lavori socialmente utili) e gli altri due di un azienda privata.Immediate le reazioni politiche e sindacali e il cordoglio ai familiari delle vittime dal premier Silvio Berlusconi e dal leader del Pd, Walter Veltroni. "Esprimo la piu' sentita partecipazione al dolore dei familiari e dei colleghi dei lavoratori deceduti nell'operazione di pulizia del depuratore di Mineo". Parole del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che spiega di aver incaricato il sottosegretario Pasquale Viespoli di recarsi sul posto "per assumere piena cognizione dei fatti e portare ai familiari delle vittime il cordoglio del governo". Domani, alle 16.30, nella sede del ministero, Sacconi vedrà sindacati e imprese per parlare di morti bianche. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, afferma duro: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un Paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha seguito in stretto contatto con il prefetto di Catania, Giovanni Finazzo, le prime azioni volte ad accertare le circostanze e le responsabilita' della tragedia di Mineo. Il presidente della Repubblica "nel chiedere al prefetto Finazzo di rappresentare i suoi sentimenti di partecipe solidarieta' alle famiglie delle vittime e la sua vicinanza alla cittadinanza di Mineo, ha rilevato- si legge in una nota del Quirinale- come questa ulteriore strage, quest'altro gravissimo episodio di carenza di tutele e di misure di prevenzione, da parte di soggetti pubblici e privati, ripropone l'imperativo assoluto di interventi e controlli stringenti per la sicurezza sul lavoro e per spezzare la drammatica catena di morti bianche". Anche i comunisti italiani sono intervenuti con Gianni Paglierini: A tre mesi dal dramma che colpì cinque lavoratori e i loro familiari a Molfetta, un’altra tragedia si è abbattuta su sei lavoratori intenti a pulire una vasca di depurazione in Sicilia. L’ecatombe quotidiana nei luoghi di lavoro è la vera emergenza nazionale: lo diciamo da anni, almeno da quando all’inizio della scorsa legislatura Governo e Parlamento fecero quadrato per discutere e varare il nuovo Testo Unico, arrivato poi a compimento prima dello scioglimento delle Camere. Ora tocca al nuovo Parlamento dargli immediata applicazione, in particolare nella sua parte repressiva e di incentivo all’azione degli ispettori, di fronte all’intollerabile assenza di controlli. Pochi mesi fa la Confindustria alzò un muro contro le sanzioni, trovando sponda nella maggioranza che governa oggi il Paese, anch’essa convinto della necessità di ammorbidire il nuovo impianto normativo. Perciò, mentre ci stringiamo alle famiglie dei lavoratori colpiti da questo inaccettabile lutto, chiediamo alla politica e alle istituzioni di fare fino in fondo la loro parte, senza compromessi e con piena convinzione.
Commento di Maurizio Aversa
Purtroppo, nelle ore prossime all’ennesimo omicidio di sistema, con la rabbia non può sopirsi l’intelligenza di chiedere una contaminazione sociale diffusa della consapevolezza della NON INEVITABILITA’ di simili tragedie. Quindi ragionare e urlare basta ai disvalori monetaristici, ai disvalori individualistici e quel che ne segue contro chi vuole delegittimare ed indebolire i lavoratori, le classi subalterne, le loro idee, i loro programmi. Una notazione: sembra che il parroco della cittadina di Mineo (a quanto riportato dal tg1) abbia testimoniato che secondo lui l’abbraccio tra i corpi erano quasi da interpretare come un gesto solidale estremo. Personalmente a me non piace questa sottolineatura. Perché avrei preferito che fossero stati solidali da vivi anche su cose banali della vita (la stessa squadra di calcio, la stessa attività di tempo libero e hobby, la stessa capacità di confrontarsi con le famiglie che vivono quotidianamente, la stessa condivisione di pesantezza e stimoli del lavoro quotidiano ecc.) ma vivi e non da “necessari eroi morti” che nessuno ha richiesto… a cominciare da loro stessi.

CONTRASTARE L'AUMENTO DEL PETROLIO: FESSERIE E NECESSITA'

Ancora aumenti di benzina e petrolio

Secondo quanto riportato su corriere.it (e pubblicato più ampiamente sul corriere della sera in edicola) ci sono novità nel campo petrolifero….

ROMA - Benzina e gasolio toccano un nuovo record e sfondano quota 1,54 euro al litro. Secondo le rilevazioni del Quotidiano Energia, Q8 ha rivisto al rialzo i prezzi consigliati ai gestori, portando quelli di verde e diesel a 1,544 euro al litro, con un rialzo di quasi tre centesimi.
AUTOTRASPORTO - Intanto il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, ha firmato la direttiva che consente la spendibilità delle risorse messe a disposizione nel bilancio dello Stato di quest'anno per la riduzione compensata dei pedaggi autostradali e per interventi a favore della sicurezza della circolazione. Si tratta di 107 milioni di euro, dei quali il 90% è destinato alla riduzione dei pedaggi e, quindi, è direttamente a favore delle imprese di autotrasporto. Dal beneficio sono esclusi i mezzi pesanti maggiormente inquinanti, gli Euro 0 e gli Euro 1, e sono premiati quelli a minor impatto ambientale, con una graduazione degli sconti che privilegia i veicoli Euro 4 ed Euro 5. Saranno, inoltre, ripristinate le risorse per l'ecobonus, trattandosi di una sfida strategica per il Paese. La misura aiuterà il trasferimento del traffico merci dalle autostrade congestionate alle cosiddette «autostrade del mare».
«Dopo l'incontro di ieri con le rappresentanze degli autotrasportatori e prima ancora dell'apertura del tavolo tecnico concordato ieri - ha dichiarato Matteoli - ho firmato la direttiva per consentire una riduzione del pedaggio autostradale. Insieme col ripristino delle risorse per l'ecobonus, si tratta di primi provvedimenti che mirano a dare un aiuto agli autotrasportatori la cui attività è penalizzata dai rincari del prezzo dei carburanti».
LA REPLICA DEGLI AUTOTRASPORTATORI - Ma gli autotrasportati non sono convinti dalle misure prese dal governo e minacciano di effettuare le agitazioni concordate. «Non ci sono le condizioni per rivedere la nostra decisione sul fermo dei servizi di autotrasporto di cose per conto terzi, che resta quindi confermato per il 30 giugno» ha annunciato il Coordinamento Cooperativo per il Trasporto e la Logistica dopo l'incontro tenutosi lunedì presso il Ministero dei Trasporti, tra le Associazioni degli autotrasportatori e il Ministro Matteoli. «Siamo rimasti delusi - hanno sottolineato i rappresentanti del Coordinamento Cooperativo- ci aspettavamo maggiore decisione e concretezza da parte del Governo, data la grave situazione in cui stanno versando le imprese di autotrasporto; abbiamo apprezzato la disponibilità del Ministro Matteoli a lavorare insieme per trovare soluzioni concordate alle tante problematiche del settore ma purtroppo, per il momento, dobbiamo registrare la pochezza di risposte e di impegni concreti».

Commento di Maurizio Aversa
L’economia mondiale è una cosa complessa che solo i grandi geni e i massimi economisti possono provare a comprendere, compenetrare, misurando tentativi di risposte e correzioni. Grosso modo, è questo il pensiero che cerca di inculcarvi chi vi vuole dire in altro modo: non disturbare il manovratore. – oppure – non vedi che siamo intenti a fare affari, fatti i fatti minuscoli tuoi. Ma, noi che applichiamo, nella nostra modestia, le leggi della critica e delle domande, non demordiamo. Quindi, lontano dal mito dell’onniscenza o dall’essere al servizio di qualche dio metafisico, banalmente poniamo quesiti.
Dal punto di vista locale-nazionale (Italia): ma non era stato appurato che non c’era tesoretto? Invece, magicamente, Matteoli rimedia un centinaio di milioni di euro…. Senza nessuna tassa…. E, soprattutto, per venire incontro alle maggiori spese degli autotrasportatori che stanno subendo l’aumento del petrolio, ecc. ecc.
Dal punto di vista delle classi sociali (e/o professionali) che subiscono quegli aumenti: ma non è che lo stesso problema dell’aumento ce l’hanno anche i tassisti? E i rappresentanti di commercio o chi è impegnato nelle tentate vendite? E i piccoli padroncini che gestiscono i piccoli grossisti locali che riforniscono quotidianamente le città nelle loro attività distributive per bar, supermercati, negozi, ristoranti ecc. ecc.? E i turnisti che non possono affidarsi alla sicurezza del mezzo di trasporto pubblico? E i pendolari extra-inter-intra-cittadine o delle aree metropolitane?
Bene, con quest’ultima domanda, siamo giunti alla somma che tolti pochi bimbi delle materne e pochi anziani, in Italia, in questo sistema paese (come ama definirlo Luca Cordero di Montezemolo) il 90% dei cittadini – a cominciare dai lavoratori, dal tessuto produttivo – si sposta quotidianamente (non per amenità, certo magari anche per cultura e stili di vita errati…ma è un'altra questione..) con automobili. Subendo quotidianamente gli aumenti ecc.
E allora, ministro Matteoli? Che toppa sta predisponendo? Una qualche tiptop per tacitare sentimenti filocorporativi? E’ un po’ pericoloso, non trova? Oppure, in un impeto di salvificazione è l’inizio delle risposte concrete alla lista che le abbiamo sottoposto prima? E la somma totale di questa operazione a quanto tesoretto (che per carità, politicamente occorrerà continuare a dire che non esiste) ammonta? Ma non sarà che aveva indicato bene la sinistra italiana (quella vera, quella che ora per l’orditura pd-pdl e un pizzico di autolesionismo è ora extraparlamentare) che occorre restituire il potere di acquisto (cioè i soldi) alle classi più svantaggiate e far ripartire così un po’ di spesa interna (visto che gli acquisti esterni che vengono fatti vanno bene per Fiat e c. ma lasciano il cetriolo al popolo minuto) i consumi livellando la redistribuzione del reddito. E non sarà che aveva indicato sempre giustamente che questa strada (redistribuzione) deve accompagnarsi con entrate certe che mantengono attiva la cassa del tesoretto (e si mettano l’anima in pace Veltroni, Rutelli e c. che se non contrastano su questo terreno Berlusconi e la destra, certo con il muro contro muro: gli devi proporre che togli i denari alle loro classi di riferimento non è che li stai invitando al ballo… non potrà esserci nessuna prospettiva per la ricerca di una qualche foglia di fico che nasconda le loro oscenità) e con la strategia diversa sui consumi e le politiche energetiche. In altra sede vi commenteremo la follia del ritorno al nucleare, ma per coerenza di esposizione vi indichiamo che ora, mentre servono denari pubblici e interventi quadro, in questi uno-due-tre anni, Scaiola e Berlusconi ci dicono che devono partecipare, con soldi non con chiacchiere, alla strategia nucleare che ci darà risposte tra otto-dieci anni…. E qui commentate voi, a me è caduta penna e braccia…

martedì 10 giugno 2008

il lavoro, il lavoro, il lavoro

Tibaldi:impedire la deregulation del lavoro, ma dov’è il Pd?

La deregulation sui temi del lavoro annunciata dal ministro Sacconi dovrebbe prevedere un’opposizione compatta di tutte le forze alla sinistra del Pdl, a cominciare dal Pd. Invece, proprio dall’interno del partito democratico si alzano voci di plauso come quella del professor Ichino. Nello stesso tempo, il presunto ministro ombra Damiano ammette candidamente sul riformista che il Pd, proprio sul lavoro, non ha una sua linea. Questo proprio nel giorno in cui si apre la trattativa tra le parti sociali che rischia di trasformarsi in un de profundis al contratto nazionale, come vorrebbero Confindustria, governo e anche consistenti pezzi del sindacato. Noi la linea ce l’abbiamo: impedire con tutte le nostre forze che quei piccoli, e assolutamente insufficienti, vantaggi ottenuti con il protocollo sul welfare votato dal governo di centrosinistra, non vengano smantellati. Sacconi e i suoi amici di Confindustria hanno intenzione di tornare indietro di 100 anni e cancellare diritti conquistati a prezzo di dure lotte. Ora per i lavoratori si annunciano tempi davvero difficili. Noi saremo al loro fianco
Commento di Maurizio Aversa
A proposito di quanto abbiamo scritto, circa il particolare che diviene generale, e soprattutto circa l'attacco al sindacato e ai lavoratori, insomma al perseguimento di una società giusta.

I PADRONI FANNO SCHIFO

I PADRONI FANNO SCHIFO

Rumeno ucciso per incassare la polizza assicurativa

VERONA - Hanno ucciso un loro dipendente romeno per incassare un milione di euro dall'assicurazione. Con l'accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere, è finita in cella una coppia trentenne di Verona: era lei la beneficiaria dell'assicurazione. Titolari di un'impresa di autotrasporto, Tancredi Valerio Volpe e Cristina Nervo hanno ucciso Adrian Joan Kosmin, 28 anni, assunto in nero presso la loro ditta da un paio d'anni. In cambio della regolarizzazione del contratto, i suoi datori di lavoro lo avevo convinto a indicare come unica beneficiaria dell'assicurazione sulla vita la titolare dell'azienda. Il corpo del romeno era stato trovato carbonizzato sabato scorso nella sua auto, a Cavaion Veronese, vicino al casello autostradale di Affi. Doveva sembrare un suicidio, ma l'autopsia ha dimostrato che nei suoi polmoni non c'erano tracce di fumo. L'uomo era stato narcotizzato altrove, composto sul sedile della Rover per inscenare un suicidio, e cosparso di benzina. Per rendere ancor più verosimile la messinscena, nell'auto era stata abbandonata una bomboletta di gas di quelle usate normalmente per cucinare in campeggio. Dopo un lungo interrogatorio in caserma, sembra che la donna sia crollata e abbia ammesso la responsabilità dell'omicidio. L'uomo arrestato, 34 anni, è detenuto in carcere, mentre alla sua convivente, 31 anni, madre di un bambino di pochi mesi, sono stati concessi gli arresti domiciliari. (cronaca repubblica.it)

Commento di Maurizio Aversa.
Chi si ricorda Paese Sera?
E’ stato – chissà se potrà tornare ad esserlo – una scuola di giornalismo. Un giornale che si misurava quotidianamente con la cronaca che si faceva economia e politica. Che dal singolo generalizzava, per prove e deduzioni, fatti ed eventi che divenivano collettivi della società. Ho bevuto solo qualche sorso alla fonte Paese Sera, ma, assaporato il gusto e il retrogusto sai come apprezzare chi ti disseta. Ebbene oggi, 10 giugno 2008, di fronte a questa che pare una semplice notizia di criminalità, emerge prepotente la società, lo schifo di società che gli anticristi (ma forti amici dei cristiani e della chiesa) ci stanno facendo diventare perché al primo posto c’è sempre lui, il profitto. In compagnia dell’egoismo. Guidati dal dio denaro…..
Ed è oggi – così sgombriamo il campo dal moralismo emotivo – che si commenta l’ultima trovata della generazione di “sinistra” (di che? Usate le terminologie vostre e lasciate in pace le nostre parole ed i nostri significati!) la Guidi di confindustria che con donna Marcegaglia ci chiedono di soprassedere al ruolo dei lavoratori uniti. Non serve la burocrazia del sindacato. Non serve il contratto collettivo. Non serve neppure regolamentare. Che tanto – direbbe Guglielmo Giannini – il buono e il cattivo sono dappertutto. Quanto è vero. Infatti, chi legge, come me, avrà avuto esperienza di lavoratori ricattati sul posto di lavoro che hanno costretto il padrone a firmare a loro favore una polizza di assicurazione in attesa di farlo fuori fuori? Ancora non vi è capitato? Aspettate che prima o poi…Intanto togliamo di mezzo rappresentanze, togliamo di mezzo i lavoratori critici, togliamo di mezzo le idee di sinistra, togliamo di mezzo il partito comunista….
La riflessione spetta ad ogni singolo. La presa di coscienza pure. Ma la responsabilità politica della deriva a destra di società e valori spetta anche a chiesa, sindacati, partiti pseudomoderati che tradiscono i valori che sono stati e possono ancora essere linfa vitale per la società degli uomini e delle donne che questa Italia, questa Europa e questo pianeta già conoscono. A costoro dico: potessi vi tirerei una sassata in mezzo alla fronte per scuotervi e farvi porre domande vere a voi stessi…

giovedì 5 giugno 2008

informazione libera

CASSAZIONE CONDANNA DUE CRONISTI


Avviso a tutte le redazioni d'Italia:
è reato usare le radioline scanner
per ascoltare le frequenze libere
delle forze di polizia. La Cassazione
penale ha confermato la condanna
del direttore e di due cronisti
del quotidiano "Merateonline"
Il silenzio dell'Ordine della Lombardia.
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04/06/2008 18:25:51 - Caso scanner Merateonline: colpirne 1 per educarne 100. Ricorso respinto dalla Corte di Cassazione, condanne confermate sia pure con i benefici della sospensione della pena e della non menzione nel casellario. Un grazie a Franco Abruzzo!

da Merateonline.it
Dunque, l`ascolto - anche se fosse casuale ad opera di un radioamatore - di una comunicazione tra forze dell`ordine è reato. Dopo 40 anni durante i quali plotoni di cronisti di nera e giudiziaria si sono riforniti di notizie attraverso lo scanner ecco la sentenza della Suprema Corte. Ed è irrilevante che lo scrittore del momento, il celebratissimo Roberto Saviano nel suo best seller "Gomorra" scriva a pagina 95: "Per seguire la faida ero riuscito a procurarmi una radio capace di sintonizzarsi sulle frequenze della polizia. Arrivavo così con la mia Vespa più o meno in sincrono con le volanti. Ma quella sera mi ero addormentato. Il vociare gracchiante e cadenzato delle centrali per me era diventato una sorta di melodia cullante". Giustamente il giornalista e scrittore partenopeo è circondato da agenti di polizia e carabinieri per proteggerlo. E nessun magistrato si sognerà mai di incriminarlo per una s imile bazzecola. Ma il cittadino comune, fuori dal cono di luce dei riflettori, come chi scrive ad esempio non può non porsi una domanda semplice eppure essenziale in uno stato di diritto: ma la legge è davvero uguale per tutti? Oppure lentamente è scivolata verso una deriva sposata ultimamente dal ministro Brunetta: colpirne uno per educarne cento! Questa è una piccola vicenda di provincia che non lascia segno né strascico. Ma è drammaticamente emblematica di un modo di agire di parte della magistratura oggi.
Claudio Brambilla
P.S. In tutta questa amara vicenda chi scrive, e i due colleghi coinvolti, una sola persona debbono ringraziare: Franco Abruzzo. Il quale, pur fuori ormai dal Consiglio dell`odg lombardo, ancora una volta ha dimostrato di essere davvero dalla parte dei giornalisti. L`unico, di un ordine cui versiamo senza ragione 100 euro l`anno per il rinnovo della tessera. Grazie Franco, speriamo di rivederti alla testa del nostro Ordine, ma quello con la O maiuscola.
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04/06/2008 20:42:17 - Caso scanner - Merateonline. La decisione della Cassazione fa discutere. Imbarazzante indifferenza dell'OdG Milano sul caso. Quello che tuttavia lascia perplessi (è un eufemismo, naturalmente) è l'indifferenza dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia sulla vicenda. Pessima figura per il neopresidente Letizia Gonzales. A questo punto, vien veramente da chiedersi a cosa ancora serva un Ordine di questo tipo. Ben ne venga l'abolizione, quindi.
da www.newslinet.it
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da Repubblica.it
La Cassazione ha confermato la condanna per il direttore e due redattori di Merateonline che per lavoro si sintonizzavano sulle frequenze delle forze dell'ordine
Condannati tre giornalisti ascoltavano radio della polizia
Usare le radioline scanner è una pratica diffusa non solo nei giornali ma anche fra semplici appassionati, scrittori e sceneggiatori di film

di ORIANA LISO
MILANO - Avviso a tutte le redazioni d'Italia, ai tanti ascoltatori per hobby, agli sceneggiatori di libri e telefilm su marescialli, commissari e simili: usare le radioline scanner, quelle utilizzate per ascoltare le frequenze libere delle forze dell'ordine, è reato. Lo sanno bene il direttore e due giornalisti del quotidiano telematico del lecchese Merateonline: assolti in primo grado, condannati in appello, si sono visti ieri confermare la pena in Cassazione. Quindici mesi al direttore Claudio Brambilla e al redattore Fabrizio Alfano, sei mesi al collega Daniele De Salvo.
I tre sono stati ritenuti colpevoli, dalla Suprema Corte, di avere in redazione (come scoprirono i carabinieri con una perquisizione, nel 2002) le radioline che - in tantissimi piccoli e grandi giornali e tv - sono compagne fedeli dei cronisti di nera, che riescono ad arrivare tempestivamente "sul posto", cioè sul luogo di un omicidio o di un incidente, spesso grazie agli scanner. Sintonizzati, si badi bene, su frequenze libere, non criptate.
Proprio grazie a questa precisazione, nel processo di primo grado, il difensore dei tre giornalisti (un Antonio Di Pietro che aveva appena lasciato la toga ma non era ancora ministro) ne aveva ottenuto l'assoluzione. Ma l'anno dopo, la Corte d'appello di Milano aveva ribaltato la sentenza, condannandoli in base all'articolo 617 bis del Codice penale: "Installazione di apparecchiature atte a intercettare o impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche".
Per i giudici, infatti, "Le comunicazioni tra la centrale operativa e le pattuglie radiomobili della polizia giudiziaria avvengono tramite onde radio omnidirezionali, su frequenze assegnate preventivamente al ministero della Difesa, che la stragrande maggioranza dei cittadini non può captare, proprio perché le apparecchiature in grado di captare tali comunicazioni non sono, ad oggi, in possesso comune dei consociati".
Ma allora, perché le radioline scanner sono liberamente in vendita (la difesa dei tre giornalisti ha anche prodotto al processo gli scontrini dell'acquisto in normali negozi di elettronica)? E perché ad essere colpita è solo una piccola redazione, quando invece sono in tanti a utilizzare le trasmittenti?
Come prove a discarico, i tre imputati hanno prodotto il video di una puntata di Striscia la Notizia in cui uno degli inviati era sintonizzato sulle frequenze della polizia (con una radio scanner), e una copia del libro di Roberto Saviano Gomorra in cui, a pagina 95, l'autore racconta le sue notti incollato alla radio scanner. Insomma, "se anche libri e tv non fanno mistero di quest'uso - si chiedono a Merateonline - perché proprio noi?".