mercoledì 11 giugno 2008

sei operai morti a Mineo (Catania)

Sei operai sono morti oggi

Come ci informa l’agenzia DIRE, sei operai sono morti oggi intossicati dalle esalazioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione. Lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei lavori socialmente utili) e gli altri due di un azienda privata.Immediate le reazioni politiche e sindacali e il cordoglio ai familiari delle vittime dal premier Silvio Berlusconi e dal leader del Pd, Walter Veltroni. "Esprimo la piu' sentita partecipazione al dolore dei familiari e dei colleghi dei lavoratori deceduti nell'operazione di pulizia del depuratore di Mineo". Parole del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che spiega di aver incaricato il sottosegretario Pasquale Viespoli di recarsi sul posto "per assumere piena cognizione dei fatti e portare ai familiari delle vittime il cordoglio del governo". Domani, alle 16.30, nella sede del ministero, Sacconi vedrà sindacati e imprese per parlare di morti bianche. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, afferma duro: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un Paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha seguito in stretto contatto con il prefetto di Catania, Giovanni Finazzo, le prime azioni volte ad accertare le circostanze e le responsabilita' della tragedia di Mineo. Il presidente della Repubblica "nel chiedere al prefetto Finazzo di rappresentare i suoi sentimenti di partecipe solidarieta' alle famiglie delle vittime e la sua vicinanza alla cittadinanza di Mineo, ha rilevato- si legge in una nota del Quirinale- come questa ulteriore strage, quest'altro gravissimo episodio di carenza di tutele e di misure di prevenzione, da parte di soggetti pubblici e privati, ripropone l'imperativo assoluto di interventi e controlli stringenti per la sicurezza sul lavoro e per spezzare la drammatica catena di morti bianche". Anche i comunisti italiani sono intervenuti con Gianni Paglierini: A tre mesi dal dramma che colpì cinque lavoratori e i loro familiari a Molfetta, un’altra tragedia si è abbattuta su sei lavoratori intenti a pulire una vasca di depurazione in Sicilia. L’ecatombe quotidiana nei luoghi di lavoro è la vera emergenza nazionale: lo diciamo da anni, almeno da quando all’inizio della scorsa legislatura Governo e Parlamento fecero quadrato per discutere e varare il nuovo Testo Unico, arrivato poi a compimento prima dello scioglimento delle Camere. Ora tocca al nuovo Parlamento dargli immediata applicazione, in particolare nella sua parte repressiva e di incentivo all’azione degli ispettori, di fronte all’intollerabile assenza di controlli. Pochi mesi fa la Confindustria alzò un muro contro le sanzioni, trovando sponda nella maggioranza che governa oggi il Paese, anch’essa convinto della necessità di ammorbidire il nuovo impianto normativo. Perciò, mentre ci stringiamo alle famiglie dei lavoratori colpiti da questo inaccettabile lutto, chiediamo alla politica e alle istituzioni di fare fino in fondo la loro parte, senza compromessi e con piena convinzione.
Commento di Maurizio Aversa
Purtroppo, nelle ore prossime all’ennesimo omicidio di sistema, con la rabbia non può sopirsi l’intelligenza di chiedere una contaminazione sociale diffusa della consapevolezza della NON INEVITABILITA’ di simili tragedie. Quindi ragionare e urlare basta ai disvalori monetaristici, ai disvalori individualistici e quel che ne segue contro chi vuole delegittimare ed indebolire i lavoratori, le classi subalterne, le loro idee, i loro programmi. Una notazione: sembra che il parroco della cittadina di Mineo (a quanto riportato dal tg1) abbia testimoniato che secondo lui l’abbraccio tra i corpi erano quasi da interpretare come un gesto solidale estremo. Personalmente a me non piace questa sottolineatura. Perché avrei preferito che fossero stati solidali da vivi anche su cose banali della vita (la stessa squadra di calcio, la stessa attività di tempo libero e hobby, la stessa capacità di confrontarsi con le famiglie che vivono quotidianamente, la stessa condivisione di pesantezza e stimoli del lavoro quotidiano ecc.) ma vivi e non da “necessari eroi morti” che nessuno ha richiesto… a cominciare da loro stessi.

1 commento:

sinistralternativa ha detto...

Ieri vedevo l'immagine dell'unicorno, quel dolcissimo cerbiatto, credo, che sembrava uscito dal mondo delle fiabe. Mia figlia mia ha detto: pensa se esistessero anche gli orchi! Gli orchi esistono, se ancora oggi muoiono sei operai in una vasca di depurazione. Soltanto non riusciamo a vederli perchè sono camuffati da persone "normali": due occhi, un naso, una bocca spesse volte sorridente. Loro non ti puntano nessuna arma addosso e non vogliono venderti nulla. Si aggrappano alle debolezze della gente, al loro futuro, ai loro sogni. Riescono ed entrare in noi, iniettando un terrificante e pericoloso senso del dovere, del lavoro ad ogni costo, giocando con i bisogni altrui, raccontando la favola "dell'azienda come una grande famiglia"... Fin quando il cerbiatto crede l'orco amico, abbassa lo scudo e arriva inconsiamente a rischiare la propria vita per un lavoro... in questo caso un lavoro di merda! Allora bisogna fermarsi a riflettere e far uscire il nostro orco per non cadere nella sua trappola. Oltre la tristezza c'è una grande rabbia: NOI CI DOBBIAMO RIBELLARE.
Simona Biffignandi