giovedì 25 settembre 2008

Con voce forte e chiara!

Cari Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto,
non voglio essere ingeneroso, e quindi vi ringrazio anticipatamente per quanto avete già determinato nel passato e nel breve periodo che abbiamo alle spalle dalla nostra extraparlamentari età per la sinistra e per i comunisti che hanno voglia di un nuovo inizio (ricominciare è il verbo più utilizzato di recente da chi con rabbia e con passione ha attraversato l’ultimo anno politico e sociale, per non dire i precedenti che tutto ciò hanno preparato).
Però,
mentre nel mio piccolo – anche perché trovo giusto espormi e rispondere personalmente delle idee e delle proposte che avanzo – sono stato, con altri meravigliosi compagne e compagni dei comunisti italiani, di rifondazione e della sinistra democratica, presente nel dibattito e nelle iniziative per far vivere la sinistra unita, i comunisti uniti, fino a poter giungere ad un partito rinnovato, devo dire che non mi è piaciuto e non mi piace questo attendismo (forse di giorni o di ore) che voi due, nelle rispettive funzioni che ricoprite e non state svolgendo, state determinando.
Mi spiego:
credo che le accelerazioni oggettive della realtà circostante (internazionale, con le vicende delle guerre di aggressione in atto; economico globale, con la bolla finanziaria che ha fatto mangiare se stesso un pezzo di capitalismo americano; europeo, con le ondivaghe contraddizioni di un’europa politica e sociale che fa a cazzotti con quella istituzionale e con gli allargamenti ora auspicati ed ora rinnegati; dell’Italia, con una destra fascista che cerca di imporre, vista la molle opposizione parlamentare del PD e di IDV, politiche destrutturanti dello stato democratico, del welfare e della stessa agibilità dei valori di democrazia, attenta però a mettere insieme schiere di soliti amici intenti a fare affari sulla pelle dei lavoratori utilizzando le risorse pubbliche;
obblighino la sinistra, la sinistra comunista, ad essere anche più aggressiva. Ovviamente nel senso della denuncia forte, della ricerca unitaria ma non purchè sia.
In questa direzione, cari Diliberto e Ferrero,
vi chiedo di misurarvi con più ricorso alla tribuna, alla parlata chiara e netta ai lavoratori e al popolo della sinistra, anche sui temi che ognuno di noi sta soffrendo sulle scomposizioni e ricomposizioni in atto nella sinistra.
Mi è capitato di criticare e denunciare le ipocrisie e le miopie di certe scelte illogiche, i percorsi che dirigenti e quindi linee politiche ufficiali come quella del documento di SD, hanno via via assunto negli ultimi mesi. Pur riconoscendo l’assillo da cui si è voluto partire, la deriva che ne è seguita mano a mano ha visto dapprima SD proporsi come lievito e collante; quindi trovare auspicio ed appoggio dalle aree (risultate poi minoritarie) all’interno dei comunisti italiani e di rifondazione; successivamente proporre una sinistra che pensi al confronto col PD per un nuovo centrosinistra; fino a poche ore fa, quando Fabio Mussi – sempre il più chiaro nelle indicazioni politiche che vuole far conoscere – pur smentendo il ritorno al PD, indica di fare un nuovo partito strappato dalle carni di rifondazione e pdci.
Quindi se il dado è tratto (non credo che nelle prossime ore, l’ambiguità di Giordano che sostiene che la riunione nazionale di Rifondazione per la sinistra sia dentro e fuori il partito, possa essere tollerata oltre) va evitato – con voce forte e chiara - che la poca sinistra in campo, la sinistra comunista in campo, si senta come polidiretta da ognuno che – pur nella legittimità dello scontro politico e della rappresentanza politico sociale di sensibilità diverse – abbia voglia di far finta che confronti statutari non siano stati adempiuti. Non un richiamo all’ordine, ma una chiarezza che è dovuta e che si aspetta l’insieme di militanti e sostenitori che pensano alla ri-costruzione di un partito comunista di massa, altro che le ombre delle faide che ripropongono nuovismi.
Concludendo, cari Ferrero e Diliberto,
i tempi, ravvicinati, sceglieteli voi (quattro giorni, poche ore….), i modi, espliciti e trasparenti, adeguateli a quel che ritenete di fare ora (documenti, lettere, dichiarazione comune…), però non tacete e non siate stentorei.
Saluti comunisti, Maurizio Aversa

domenica 21 settembre 2008

Si è partiti, è la prima pietra o si sta fissando l’agenda?

L’argomento, non è dei più semplici. Si tratta della costituente della sinistra che Claudio Fava, come anticipato da l’Unità, voleva che partisse ieri (20 settembre) per parlare alla sinistra senza rappresentanza. All’inziativa, secondo il resoconto di Simone Collini de l’Unità, erano in cinquanta tra dirigenti od ex di partito ed intellettuali di area. Sinteticamente viene riportato che su una cosa c’è stata l’unanimità: che occorre una sinistra unita. Sui tempi non c’è accordo. Sui modi non c’è accordo. Sui contenuti (se sinistra per governare, o sinistra non necessariamente per governare) non c’è accordo. Dunque, nella migliore delle visioni che si possano avere, siamo in presenza di un rinvio di approfondimenti. Come quello che l’area vendo liana farà costituendo Rifondazione per la sinistra il 27 prossimo.
Con queste premesse si mette male per chi ha additato l’esperienza arcobaleno come operazione di stati maggiori e poi, cerca di riproporre, senza simboli, la stessa cosa. Non a caso la voce critica di un intellettuale marxista lì presente, Mario Tronti, ha fatto riferimento al fatto che nessuno, non volendo ripetere errori già compiuti, ha indicato in che modo coinvolgere a livello di massa gli elettori in questa prova.
Quindi sta già saltando l’impostazione di SD che a tambur battente pensava di lanciare la costituente con tutti quelli che abbandonata la bandiera rossa con falce e martello, avrebbero abbracciato un programma di sinistra riformatore da imporre nel confronto con il PD.
Perché tanti dubbi dai probabili costituenti? Sicuramente perché nelle analisi delle realtà politiche si saranno fatti i conti che una cosa era condurre maggioranze di partito a questa scelta tutti insieme, altra cosa diversa ed opposta è l’opportunità di fare con leggerezza tale scelta con minoranze interne di partito. Ora, pur nel non detto esplicitamente, c’è un rinvio all’esito che emergerà dall’iniziativa di Vendola del 27 pv. Nel senso che conterà la partecipazione e la sua qualità di composizione; così come il tipo di confronto pubblico che lì si esprimerà.
Ma spazi oramai non si vedono all’orizzonte. Il punto certo, immediato, chiaro che può essere prospettato dalla sinistra è ricominciare dall’unità dei comunisti, ovunque essi si trovino in questo frangente. E va sottolineato che il grande lavoro sociale e politico che Paolo Ferrero sta facendo con il sostegno alla inchiesta sociale di Fiom tra centomila lavoratori, è l’indirizzo giusto per predisporre la barra della direzione che organizzazioni di sinistra devono svolgere nella società.
Maurizio Aversa

Sinistra Democratica prova la costituente

Il 20 settembre a Roma, una riunione di alcune parti della sinistra organizzata si è riunita per dar vita alla riunificazione della sinistra. Secondo un auspicio che inizialmente, dai sostenitori del progetto, avrebbe dovuto interessare la stragrande maggioranza della sinistra stessa. Purtroppo non è stato così. Ma, caparbiamente ed incoerentemente, il progetto iniziale si è trasformato con con una azione maieutica nei confronti di una platea potenziale che alla fine ha risposto in modo striminzito.
Quelli che seguono sono l’intervento che Gennaro Migliore di Rifondazione Comunista (tra i sostenitori di questa linea battuta al congresso da Ferrero) ha scritto per il sito di Sinistra Democratica; e l’intervista a Claudio Fava rilasciata a L’unità in occasione della giornata del 20 e riproposta sul medesimo sito. A seguire, in neretto, i due commenti pubblicati sullo stesso sito scritti da maurizio aversa.



La nascita della sinistra non è più rinviabile
Di Gennaro Migliore
Nel giro di pochi mesi dalla vittoria della destra i fronti del conflitto sociale in Italia si sono moltiplicati, in seguito a un attacco a tutto campo di portata inaudita. Dall’Alitalia all’offensiva contro la contrattazione nazionale alla controriforma della scuola, si sta aprendo una fase di altissima conflittualità sociale, segnata da un inevitabile ripresa della contestazione di massa.In una fase simile, le forze politiche della sinistra non possono limitarsi al compito, pur fondamentale, di sostenere con tutte le loro energie i soggetti delegati a gestire la conflittualità sociale, a partire dalla Cgil e dalla Fiom. Devono anche saper agire come attori politici pienamente consapevoli, capaci di farsi carico e di rispondere alle domande politiche che salgono dalla conflittualità sociale. L’offensiva alla quale abbiamo iniziato ad assistere e i conflitti diffusi che essa comporta rendono più che mai urgente, non più rinviabile, la nascita di una Sinistra in grado di rispondere a quelle domande e a quelle esigenze. Se non ci riusciremo, gli stessi esiti del conflitto sociale saranno pregiudicati.E’ un compito arduo. Richiede impegno e determinazione, ma anche maturità politica. Quella che è mancata, appena pochi mesi fa, ai tanti, troppi che hanno lavorato per derubricare la Sinistra Arcobaleno a una misera federazione tra soggetti attenti soprattutto alla propria identità e al proprio specifico interesse. Quella federazione non poteva andare oltre i confini angusti di un cartello elettorale. Riproporla oggi, dopo la severa lezione impartitaci dalla nostra stessa gente il 13 aprile, non è solo sbagliato. E’ irresponsabile.La direzione che in cui dobbiamo avviarci è opposta. Deve marciare esplicitamente, senza ambiguità, verso il processo costituente di una nuova soggettività politica. I tempi di questo processo non possono essere predeterminati, ovviamente. Di certo, saranno tanto più rapidi in ragione della costellazione di iniziative politiche diffuse che riusciremo a determinare, innescare e incentivare.Una cosa, tuttavia, deve essere chiarissima e non sarà mai abbastanza ripetuta. Il soggetto verso cui muoviamo non può essere rappresentato solo, e neppure principalmente, dalle forze politiche oggi in campo. Il suo profilo dovrà essere caratterizzato, al contrario, dalla capacità di attrarre e restituire speranza e possibilità di intervento diretto a tutti quei compagni, intellettuali ma anche semplici militanti, le cui energie e le cui intelligenze sono il sangue e i nervi della Sinistra. Senza di loro, il processo costituente resterà solo una formula vuota
Caro Gennaro Migliore, dici che non basta sostenere sindacato e soggetti che si impegnano nel conflitto sociale, ma che occorre essere soggetti politici che mettono insieme la lotta ed una proposta pensata con partiti (o costituente) ed intellettuali in quanto così si rappresenta l'alternativa nella società. Bene. Poi dici che per fare questo la strada è la costituente e non l'unione di ex arcobaleno. Ma il 20 otobre dello scorso anno c'era la costituente o i partiti ed il sindacato più radicato a sinistra ad aver portato a Roma un mlione di compagne e compagni? Forse, allora, se ci rifletti meglio concluderai che la costiuente è un altro partito di cui è legittima la nascita, ma che semplicemente si aggiunge alla lista delle sigle delle cose unitarie che si vorranno promuovere (a cominciare dai conflitti sociali); mentre perseguire l'unità dei comunisti è la base del tuo enunciato iniziale dove chiedi ad una forza di sinistra di agire consapevolmente per dare risposte politiche alla conflittualità sociale.Un saluto comunista, maurizio aversa


Al via la costituente, parleremo alla sinistra senza rappresentanza
Intervista a Claudio Fava
Tutti intorno a un tavolo, politici, sindacalisti, intellettuali, per fondare la Costituente di sinistra, primo passo per avviare un processo unitario a sinistra. Oggi alla Casa delle donne di Roma riparte il progetto a cui guarda Sinistra democratica, la minoranza di Rifondazione di Vendola e Giordano, i Verdi di Cento, la minoranza per Pdci di Katia Belillo. Ci saranno Alberto Asor Rosa, Moni Ovadia, Ascanio Celestino, Pietro Folena, Fabio Mussi, Aurelio Mancuso dell’Arcigay, il segretario della Fiom Rinaldini, Paolo Hutter, Aldo Tortorella, Mario Tronti, Flavio Lotti. Claudio Fava, coordinatore di Sd, di una cosa è convinto: «È il momento». L’interlocutore privilegiato è il Pd, non certo l’Udc.
Fava,il progetto è ambizioso, ma partite con pezzi di SD,RC,Verdi. Non è un po’ poco?
«È un progetto diverso da quello immaginato prima delle elezioni. Non vogliamo più costruire l’unità della sinistra perché la campagna elettorale e gli esiti dei congressi mostrano che ci sono due opzioni inconciliabili: l’opzione di chi lavora per l’unità dei comunisti con un ritorno fortemente identitario alle ragioni e ai simboli della tradizione del secolo scorso e l’opzione di chi vuole una nuova sinistra che vuol rinnovare se stessa, aggiornare il proprio sguardo nei confronti di un paese profondamente cambiato, che si pone l’obiettivo di una profonda riforma delle pratiche politiche. Dobbiamo porci il problema della trasformazione del paese e dunque anche di una cultura di governo nelle forme e nelle circostanze in cui tutto questo è possibile. C’è invece chi ritiene che la funzione della sinistra sia quella di presidiare uno spazio minoritario». Quale è l’obiettivo che vi ponete?
«Recuperare in parte i semi positivi dell’Ulivo e seppellire per sempre lo spirito malato dell’Unione è uno degli obiettivi che un processo di aggregazione politica a sinistra deve porsi». Quali sono gli interlocutori politici a cui guarda la Costituente?
«Intanto ci sono alcuni protagonisti naturali, coloro che hanno costruito in questi anni una esperienza di militanza civile e politica a sinistra, un tessuto connettivo di associazioni e di esperienze fuori dai partiti come i movimenti pacifisti, il movimento antimafia. Penso anche alle grandi battaglie di un’associazione come Libera, a tutti coloro cioè, che hanno mirato a trasformare la coscienza civile del Paese. Poi, ci sono Sd e una parte significativa di compagni di Rc e del Pdci che non hanno condiviso le conclusioni di quel processo, i Verdi e la cultura ambientalista che ormai è orizzontale e tutta la sinistra non connotata nella militanza politica». Agli appuntamenti elettorali come pensate di arrivare?
«Preferisco pensare alle elezioni come la conseguenza di un processo. Il centrosinistra in sé non è un valore, lo è in quanto frutto di un processo politico. Per noi l’interlocutore naturale della sinistra è il Pd, quello innaturale, impossibile, è l’Udc non per pregiudizio ma per merito politico. Sarebbe lo stesso errore che ha portato a tenere fino all’ultimo nel centrosinistra Mastella e Dini. Al tempo stesso noi troviamo che questo processo di coalizione debba essere davvero arricchito di politica rimettendo anche in discussione esperienze fallimentari come l’Abruzzo, la Calabria e la Campania. Dove non abbiamo saputo, come centrosinistra, riaffermare l’autonomia della politica
Esattamente come avevo avuto modo di contestare a più riprese, ora "alea iacta est". Si, il dado è tratto perchè in questa breve intervista la cosa che emerge prepotentemente è non più il ruolo di "collante e di lievito che il movimento sinistra democratica voleva svolgere tra le forze della sinistra"; ma semplicemente la nascita di un ennesimo partitino (o partitone) che sia risulta di pezzi di rifondazione (sconfitta al congresso in una propria battaglia interna), pezzi di pdci (sconfitta al congresso in una propria battaglia interna) e parti della rappresentanza della sinistra diffusa nella società. La volta precedente (mi spiace per problemi personali di non aver potuto immediatamente replicare ad una anonima firma che mi censurò) commentando l'ambiguo documento della direzione, avevo additato alla ipocrisia politica della scelta (non certo delle persone che stimo, altrimenti non mi intratterrei in scontri e confronti)ed oggi, a distanza di pochi giorni il disvelamento. Mi permetto di farvelo presente per piccola diretta esperienza personale che avviene qui ai castelli: guardate che la base dei dirigenti che si muove e vi rappresenta, non ha difficoltà e non ha imbarazzi a definirsi comunisti, ad imbracciare la bandiera rossa con la falce e martello ed a ritenere che il capitalismo è quanto va cambiato, superato ed abbattuto nelle impostazioni delle battaglie politiche attuali.Un fraterno saluto, maurizio aversa

lunedì 15 settembre 2008

estrazione riffa di sottoscrizione alla festa di Castel Gandolfo: L'isola che non c'è

Passata la tromba d'aria, trascorse le giornate alternativamente tra acqua, vento, bel tempo e dibattiti riusciti anche in modo insperato per partecipazione, siamo in grado di pubblicare i numeri estratti associati ai premi ricevuti o acquistati in occasione della festa che Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Sinistra democratica hanno organizzato il 12,13 e 14 settembre.

10. Abbonamento a Liberazione n.00715

9. Buono spesa di 50 euro n.00551

8. Confezione di vini n.00659

7. Cena per quattro persone n.00406

6. Occhiali da sole n.01017

5. Cena per 4 persone n.00902

4. Un prosciutto n.00147

3. Macchina fotografica n.01006

2. Cellulare n.00193

1. Weekend in barca a vela (6 persone) n.01237

lunedì 8 settembre 2008

Analisi del documento della Direzione Nazionale di SD

Posso chiedere a SD di non essere ipocrita?
1. Riproposizione del motivetto siamo movimento non siamo partito:
dichiarate una strategia “Sinistra”, in varie occasioni (incluso l’ultimo capoverso di questo documento) vi rivolgete a pezzi di partiti della sinistra, avete organismi nazionali, regionali, federali e locali, indicate un percorso per le europee e sostenete di non essere un partito. Guardate che quello che non è un partito è quello del predellino…..
Ricordo perfettamente la vostra nascita (mi fermo qui di Mussi, e l’intuizione di proporsi come “lievito”). Mi sembra che il lievito possa essere messo a disposizione di tutto un ammasso di impasto….e non prendere pezzetti di impasto per utilizzare il lievito altrove….forse è legittimo farlo, sicuramente non è una messa a disposizione ma una etero direzione e certamente è una insincerità (detta volgarmente bugia) presentarla come non organizzata e non finalizzata a rafforzare un partito.

Posso pretendere chiarezza di analisi, coerenza e trasparenza nelle posizioni politiche che si danno per scontate e per questo (in un documento ufficiale, suvvia!) vengono taciute?
2. L’analisi sul governo di destra e dei padroni guarda che fa, e accollare alle forze (indistinte) della sinistra l’assenza dell’opposizione senza dire una parola sul PD può avere due ragioni:
- SD sottovaluta o dimentica il ruolo del PD, oggi, in Italia, nello schieramento democratico e nel disegno omnicomprensivo che vuol svolgere nella sinistra pur dichiarandosi moderato;
- Oppure, più semplicemente, in modo taciturno ( e che quindi non possono accettare i militanti, i simpatizzanti, gli elettori di sinistra) SD già disegna un proprio ruolo di assiemare pezzi di sinistra e certificato che può presentarsi come altro dal PD, dialoga in esclusiva perché il disegno veltroniano non sia giocato solo da quella postazione ma anche da e con questo nuovo avanposto;
Guardate che a pensarlo è davvero poca cosa e non fa i conti con: la drammaticità della realtà degli ultimi nella società che non ce la fanno più; la tragedia che si potrebbe inverare in Italia se continuasse l’attacco alle basi democratiche e alla convivenza civile del paese; la svendita e lo smantellamento della struttura produttiva di qualità (la cosidetta fuga dei cervelli, oggi la pagano gli emigranti intellettuali, domani la pagherà un paese – cioè persone in carne ed ossa – asservito a decisioni e ruoli padronali che vengono da altrove e che troveranno negli attuali servi di uno pseudo capitalismo italiano quelli che saranno pronti (per qualche prebenda) ad essere svenditori del paese e governanti fantoccio.

Posso pretendere allora di conoscere il massimo di criticità possibile che una direzione di partito o movimento, ma comunque un selezionato e pregevole gruppo dirigente di sinistra, può manifestare, dichiarare, indicare nei confronti del PD? Di ciò che sta compiendo e di quanto ha già dannosamente svolto?
E non accontentarsi di giocare in difesa al grido di mai uniti ai comunisti? Ma, comunisti quali? Quelli che eravate? Quelli che volete dividere? O quelli che non volete a prescindere?
Se è questo il punto, chiaro, semplice, perfino banale, avete l’obbligo morale, etico, di rispetto delle storie personali, delle scelte future di ognuno e quindi politico di dirlo: voi siete quelli del grido “mai più con i comunisti”.

Al contrario, avreste proposto di svolgere il vostro ruolo di lievito con chi già c’è e non con chi vorreste che ci fosse. Il momento cruente poi, è dimostrato dall’esito dei congressi che vi costringe a dire se volete o no unirvi coi comunisti.

Noi, qualcosa a livello locale stiamo facendo, purtroppo insieme a tanta generosità dei compagni e delle compagne, c’è un sottofondo di ambiguità dovuto a queste mezze misure – che il documento conferma in pieno nella totale ipocrisia – che la direzione a Viterbo non ha sciolto. Ovvero, ha confermato in chiave venti settembre: ma i comunisti non sono il papato, voi non siete i garibaldini e soprattutto l’unità della sinistra e dei comunisti non è la Porta Pia di nessuno.

Maurizio Aversa

domenica 7 settembre 2008

l'isola che non c'è 12,13 e 14 settembre al lago a Castel Gandolfo


La sinistra, quella dei partiti comunisti e di Sd che operano nei castelli romani, hanno scommesso sulla partecipazione di tanti cittadini e molti giovani alla festa che hanno organizzato al lago a Castel Gandolfo.

Sarà un momento di festa, ma anche un appuntamento per analizzare gli attacchi dell'oggi e di lungo periodo che i lavoratori, i precari e i senza lavoro stanno subendo dal governo di centrodestra e del capitalismo nostrano ed internazionale.

Sarà un momento di incontro e di allegria, ma anche un modo per creare uno scossone alla sinistra imbelle (o se si vuole, alla non più sinistra) che è diventato il Pd. Inclusi i subdoli tentativi di creare una corrente extrapartiti che eroda ulteriormente i capisaldi della cultura comunista e della pratica politica e dell'organizzazione comunista di cui oggi il paese ha bisogno.

Magari per non morire di regime....


Qui di seguito il manifesto dell'appuntamento

siamo tutti Dante De Angelis

Di seguito pubblichiamo il volantino redatto da Comunisti Uniti in occasione dell'assemblea su lavoro e sicurezza svoltosi a Roma il 5 settembre scorso, e le dichirazioni di Oliviero Diliberto e di Dino Tibaldi a proposito dell'attacco ai lavoratori.

DILIBERTO: MACCHINISTA LICENZIATO, TRENITALIA RITIRI LICENZIAMENTO

Trenitalia ha aspettato Ferragosto per licenziare la seconda volta Dante De Angelis, macchinista delle Ferrovie e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. E' un provvedimento antisindacale. In un sussulto di lucidita' il vertice di Trenitalia ritiri quel licenziamento'. Un dipendente che lavora per la sicurezza dei viaggiatori, il primo patrimonio di un'azienda come Trenitalia dovrebbe avere altro trattamento dall'azienda. I Comunisti Italiani si mobiliteranno a favore di Dante De Angelis con azioni di sostegno in tutta Italia.


Tibaldi: Fs. Licenziamenti per indebolire potere dei lavoratori
"Il licenziamento di De Angelis è una scelta politica precisa di Fs per indebolire il potere contrattuale di tutti i lavoratori, in particolare per quanto riguarda la sicurezza”. Lo ha dichiarato Dino Tibaldi, responsabile Lavoro del Pdci, intervenendo all’incontro pubblico contro il licenziamento del macchinista De Angelis. “Oggi le Fs, durante la trattativa su macchinista unico e sul futuro delle ferrovie, buttano sul tavolo un pacchetto di licenziamenti come ai tempi dei padroni del vapore. Inoltre aggiungo che è scandaloso che il licenziamento di un Rls che ha fatto il proprio dovere sia stato ordinato da un ex sindacalista come Moretti che, che nelle occasioni pubbliche esprime cordoglio per i morti sul lavoro e poi in pratica licenzia chi si occupa di sicurezza. Sarebbe necessario a questo punto che la trattativa venisse sospesa e fosse proclamato uno sciopero per chiedre l’immediato ritiro dei licenziamenti di De Angelis e degli altri ferrovieri di Genova”.



SIAMO TUTTI DANTE DE ANGELIS!
Il giorno di ferragosto il macchinista e RLS delle ferrovie Dante De Angelis è stato licenziato, con comunicazione verbale e richiesta di intervento della Polizia Ferroviaria per allontanarlo, mentre si apprestava a prendere regolarmente servizio presso il Deposito di Roma S.Lorenzo.

Questo è un chiaro atto di rappresaglia perchè Dante, proprio in quanto rappresentante della sicurezza dei lavoratori, aveva espresso questa estate delle fondate perplessità sui livelli di sicurezza e manutenzione riguardanti gli Eurostar in dotazione a Trenitalia in riferimento ad alcuni recenti incidenti (per fortuna senza conseguenze gravi) accaduti agli ETR.
Con questo ennesimo attacco ai lavoratori più combattivi, Trenitalia mira a creare un clima di paura favorevole per l’azienda al suo tentativo di introdurre il “macchinista unico” con l’obiettivo di tagliare massicciamente personale. Una scelta che inevitabilmente produrrebbe un maggiore rischio per l’aumento dei carichi di lavoro a cui sarebbe sottoposto ogni singolo macchinista con conseguente aumento dei rischi per la sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri.
Dante De Angelis aveva già subito un altro licenziamento politico nel marzo 2006 dopo una sua documentata denuncia e il suo legittimo rifiuto nei confronti di sistemi antidiluviani come il PUM (abolito addirittura nel 1939 e reintrodotto nel 2002!) utilizzati dall’azienda, anche quelli, al solo scopo di ridurre il numero di lavoratori da impiegare sui treni.
Dante era stato reintegrato dall’azienda solo dopo alcuni mesi di grande mobilitazione sindacale, politica e di opinione pubblica.

Il gruppo di “Comunisti Uniti” del Lazio esprime piena solidarietà a Dante De Angelis e massimo sostegno ad ogni iniziativa o campagna che verrà messa in campo per il suo reintegro.
Dante è il rappresentante per la sicurezza che ogni lavoratore vorrebbe avere al suo fianco!

E’, d’altronde, ormai da qualche anno che assistiamo alla ripresa, da parte di padroni e amministratori d’azienda, di atteggiamenti arroganti e intimidatori nei confronti dei lavoratori e dei propri legittimi rappresentanti.
I licenziamenti politici, soprattutto di RSU, cominciano ad essere numerosi dopo i casi più conosciuti alla FIAT di Pomigliano, Melfi e Termoli fino all’ultimo caso eclatante alla Piaggio di Pontedera. E tutto questo senza che si sia chiamato il movimento dei lavoratori a mobilitarsi al fianco dei delegati licenziati.
Questo clima di impunità, e rinnovata aggressività padronale, è uno dei frutti avvelenati del clima di cedimento e concertazione a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e che ha portato i lvoratori e le lavoratrici a cedere pian piano ogni diritto acquisito dopo anni di mobilitazioni e lotte senza ottenere in cambio nulla. Anzi, parallelamente a questo cedimento di diritti (che qualcuno, anche nei governi di centrosinistra, ha cercato di millantare come flessibilità “necessaria” e “moderna”) abbiamo perso gran parte del potere d’acquisto dei nostri salari e pensioni, abbiamo subito una precarizzazione impressionante e abbiamo visto aumentare le morti e gli infortuni sul lavoro.

Occorre riprendere immediatamente a mobilitarsi contro tutti i licenziamenti politici e fare del reintegro di Dante De Angelis un obiettivo comune di tutto il movimento sindacale e operaio.

REINTEGRO SUBITO PER DANTE E PER TUTTI I LICENZIATI POLITICI!

COMUNISTI UNITI LAZIO fotinprop 04-09-2008

venerdì 13 giugno 2008

CONTRO IL LAVORO MINORILE. CONTRO LO SFRUTTAMENTO

Il 12 giugno è stata la giornata internazionale contro il lavoro minorile.
A proposito di diritti degli ultimi della società. A proposito di sinistra unita sulle cose di sinistra che la società e le persone di sinistra si aspettano di vedere come battaglie, come proposte e come soluzioni indicate dai partiti dei lavoratori. Quando si sceglie di farlo davvero può essere dimostrato con trasparenza, con immediatezza con efficacia e con unità a favore proprio degli interessati per l'emancipazione degli sfruttati.
E' stata presentata al Consiglio regionale del Lazio dalla capogruppo del PdCI e vice presidente della Commissione Lavoro e Politiche Sociali Maria Antonietta Grosso, insieme alle consigliere Anna Pizzo del PRC e Luisa Laurelli del PD una mozione contro il lavoro minorile.
“Nel silenzio più assoluto si è celebrata il 12 giugno la giornata internazionale contro il lavoro minorile che non riguarda solo i poveri o i cosiddetti paesi in via di sviluppo – dichiara Maria Antonietta Grosso – ma anche l’Occidente industrializzato. Sono oltre 150 milioni nel mondo i ragazzi e le ragazze sotto i 14 anni impegnati, senza dignità, in attività lavorative e vittime di sfruttamento. Solo nel nostro paese – aggiunge il consigliere regionale – sono quasi 400 mila i bambini sfruttati senza tutele e di questi circa 50 mila sono figli di immigrati. Minori che non sono solo vittime della povertà ma anche di una politica economica delle multinazionali che spostano la loro produzione nelle aree più convenienti al fine di realizzare il massimo profitto al minor costo possibile. Questi giovanissimi, impegnati soprattutto nell’artigianato, dentro fabbriche lager, nelle miniere, nei settori della pesca e dell’agricoltura invece di giocare o di veder garantita una loro armoniosa crescita subiscono non pochi maltrattamenti e presentano problemi fisici, psicologici e sociali gravi. Non possiamo tacere dinanzi ad una piaga così drammatica. A tale fenomeno ne seguono altri altrettanto infausti quali analfabetismo, prostituzione e incidenti anche mortali. Chiediamo, quindi, al Presidente della Giunta, e a tutti e tutte noi che lavoriamo nelle istituzioni, di promuovere campagne di promozione ed informazione per arginare e debellare tale dramma umano. Abbiamo la necessità ed il dovere – conclude Maria Antonietta Grosso – di adottare ogni forma di intervento finalizzato al potenziamento di progetti dedicati al mondo dell’infanzia, di attivarci al fine di pretendere prodotti commerciali che garantiscano che gli stessi non siano stati realizzati utilizzando manodopera infantile, di prevedere forme di sostegno per quelle famiglie che hanno minori ridotti in schiavitù favorendone il reinserimento sociale. In un tempo nel quale la vita di ogni lavoratore sembra non contare più niente e assistiamo a tragici eventi luttuosi come in questi giorni in Sicilia rimettere all’ordine del giorno il diritto al lavoro per tutti e tutte, la tutela e la dignità del mondo del lavoro, il contrastare forme di sfruttamento selvaggio e avere giusti orari e giusti salari è la vera priorità”.

giovedì 12 giugno 2008

Gramsci e gli zozzoni di destra

E’ tutto sottosopra? La destra è arrembante a sinistra? Lucia Annunziata ha traveggole? Di tutto un po’.

di Maurizio Aversa

Questo articolo-riflessione-commento di Lucia Annunziata, secondo me va duramente contestato. Così come l’analisi circa l’utilizzo che la destra intenderebbe fare del pensiero di Gramsci. Ma non vorrei farlo con il solo commento a “rimando”. Preferisco che, sedutastante, ogni lettore prima della mia critica legga le parole tracciate dai tasti del computer di Lucia Annunziata.

Gramsci rispunta da destra
di Lucia Annunziata
Caduto in penombra a sinistra, Antonio Gramsci sta ritornando alla ribalta come uno dei riferimenti intellettuali del centrodestra al governo. Due giorni fa, nella sua audizione alla Camera lo ha citato il ministro dell’Istruzione, Gelmini. Qualche settimana fa, una citazione (delle molte) di Gramsci fatta dal ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi ha scatenato una tempesta dentro il centrodestra. È un puro caso, una pura arte del travestimento il fatto che proprio i due ministeri che nel Berlusconi IV gestiscono arte e istruzione citino questo filosofo di sinistra per eccellenza, il fondatore di quella concezione «moderna» della presa del potere che ha fornito alla sinistra italiana il suo specifico tratto non-sovietico? Può essere. Ma può anche essere che questa adozione di Antonio Gramsci sia lo specchio credibile di una nuova attitudine al potere che il governo attuale intende sviluppare. La prima cosa da ricordare è che la natura non schematica del pensiero di Gramsci, uomo dai molti interessi, dagli approcci sfaccettati e non ideologici, l’ha spesso reso interessante anche a letture non di sinistra. Nel 2007 il settantennio della sua morte ha mostrato quanto complessa è la penetrazione del gramscismo. E qualcuno ha persino detto, in quell’occasione, che oggi è proprio la destra l’erede vera del gramscismo. Frase che in Italia sa di provocazione. Ma non negli Stati Uniti, se guardiamo ai neocon americani, ad esempio al Project for the New American Century, che da Gramsci prende la convinzione che l’agire politico è nella diffusione di idee nella società civile, e che solo dopo viene il successo nella politica istituzionale. O se guardiamo alla Francia di Nicolas Sarkozy, che in un’intervista a Le Figaro, ripresa in Italia da il Giornale, ha detto: «La mia lotta non è politica, ma ideologica. In fondo mi sono appropriato dell’analisi di Gramsci: il potere si conquista con le idee». È la destra che da anni cerca di reinventarsi e che in questo processo cerca d’includere anche le lezioni imparate dalla cultura «di sinistra». Di tutte queste lezioni, quella di Gramsci è certo la più moderna, perché la sostituzione di egemonia a presa del potere è l’anticipazione di una società in cui classi e media, alleanze e simboli fondano un consenso molto più forte di qualunque coercizione. Del resto gli americani sanno bene che il loro impero si è costruito sull’entusiasmo suscitato nel mondo dal loro modello culturale. Per questi rami è arrivato anche in Italia (e da abbastanza tempo) il gramscismo di destra. La settimana dopo la sconfitta del 2006 il Domenicale, edito dal senatore Dell’Utri e diretto dal giovane Angelo Crespi, titolava «Gramscismo Liberale» per invitare a una nuova riflessione. È in quel periodo post-elettorale in effetti che rinasce nel centrodestra l’attenzione sui meccanismi del potere. Gli intellettuali, i blog, i giornali elitari del centrodestra, dal Domenicale a Ideazione, a Socci, a Veneziani, al Foglio, cominciano a fare severe autocritiche sui limiti del lavoro del governo: abbiamo occupato con gli uomini ma non abbiamo avuto idee forti, non abbiamo saputo contrastare con una nostra cultura quella della sinistra. Paradossalmente, dopo cinque anni di grande potere, una parte del centrodestra spiega allora la sua sconfitta rievocando lo spauracchio della dominazione culturale del centro sinistra: nel mondo della canzone, del cinema, della Rai, dei giornalisti, delle case editrici. Ma le teste più avvertite capiscono che si possono fare «epurazioni» (traduzione del famoso «non faremo prigionieri») ma che il consenso è qualcosa di molto più difficile da ottenere. È nata lì la riflessione sul potere con cui Berlusconi si ripresenta ora sulla scena, con parole come: memoria condivisa, fine della guerra ideologica, dialogo. La sua proposta è quella di costruire una sorta di meticciato politico, che fonde le varie idee e le rimacina. Il campione del processo è Tremonti, uscito liberista e tornato al governo protezionista (come sempre la sinistra). Ma a meglio svelare i nuovi toni, non a caso, sono i due ministeri che gestiscono la cultura. Sandro Bondi, il più affezionato degli uomini del Cavaliere, tra i suoi primi passi da ministro si rifà all’egemonia gramsciana e va a lodare a Cannes la vittoria di due film «di sinistra», e a dire che il cinema italiano (quello considerato tipico frutto del centrosinistra fino ad ora) non sta affatto morendo; sceglie di colloquiare sull’Unità con uno dei padri nobili dell’opposizione, Alfredo Reichlin, e di scrivere su il Foglio una recensione omaggio al libro dell’altro padre nobile, Eugenio Scalfari. E di annunciare infine, domenica scorsa, il suo programma, sempre a il Domenicale, parlando di superare concezioni di parte a favore dell’identità nazionale. Così anche la Gelmini, che cita Gramsci e recupera altre idee della sinistra: più soldi agli insegnanti e il riconoscimento che la scuola non è un disastro.Non tutti sono d’accordo, a destra. Ideazione scriveva in maggio di un «complesso di inferiorità» del centro destra «che fatalmente spinge i rappresentanti della parte largamente maggioritaria del Paese a riconoscere la capacità di elaborazione e controllo intellettuale degli avversari, tanto porgendole apertamente omaggio quanto - più spesso - criticandola e insieme mostrandosi impazienti di sostituirsi ad essa». Ma queste divisioni sono una ulteriore prova che a destra è in corso un tentativo consapevole di trasformazione; che il dialogo non è solo un gioco di parole. Magari non funzionerà. Ma anche solo un modesto meticciato potrebbe essere efficace nello svuotare quel che è rimasto della tradizione di sinistra. In particolare in un momento in cui questa sinistra già di per sé sente di essersi persa.


Commento di Maurizio Aversa
Concentriamoci sul primo punto. L’ipotesi della utilizzazione del pensiero gramsciano da parte della destra. Mah!, le cose spicciole tipo: scopiazzare le parole d’ordine, o i concetti generalisti che hanno substrato nella generale cultura italiana (ricordiamoci il rapporto conflittuale positivo tra Gramsci e Gobetti), o citare in pubblico – magari affinché i media ne riportino con dovizia di megafonaggio l’accadimento – una tal frase invece che tal altra, fanno parte tutte di una necessità insita nella attualità politica. Intendo che questo fare somiglia in modo spaventoso ai giri di valzer del dibattito inter e intra democristiano degli anni d’oro del potere andreottianamente gestito, per dare significato alla capacità d’uso di un certo linguaggio (quindi anche di certe frasi e concetti) che non l’aderenza e la condivisione intima di quelle. Insomma – tradotto nel tempo attuale – è come se il neodoreteo Bondi e la neoandreottiana Gelmini dimostrassero agli altri (e in virtù di questo ne traggono potere “oggettivo” intra ed extra PDL) la capacità d’uso di questi “strumenti” della sinistra. Di converso. Sempre restando alla attualità politica, che forse la sinistra ne uscirebbe bene arrabbiandosi per questo e rivendicando la sacralità del pensiero gramsciano? Mi sembra una specie di trappolone già preparato in attesa di chi ci casca. Non nel senso di qualche ultras intellettuale minoritario nella cultura, nella società e nella espressione politica. Ma nel senso di qualche insofferente che pensa a un Gramsci nostro intoccabile. O, addirittura, di qualche ultrveltroniano che s’accorge che oltre all’incompatibilità col socialismo il PD è equilontano anche da Gramsci. E allora? La questione vera, ed perché la mia annunciata durezza contro l’Annunziata, è separare immediatamente la vicenda politica piccina (dei Bondi e delle Gelmini di turno) dell’oggi dal valore oggettivo del pensiero originale e pietra miliare di Antonio Garmsci. Per la seconda parte, credo dobbiamo sperare in una espressione pubblica del professor Giuseppe Vacca o del professor Guido Liguori. Mentre per la prima è sufficiente che un po’ di dirigenti politici, o un paio di uffici stampa della sinistra (extraparlamentare) diano del mistificatore e del superficiale e dello strumentale ai Bondi e alle Gelmini.
Il Project for the New American Century citato poi dalla Annunziata come pietra di paragone per dimostrare che anche oltre atlantico la destra guarda Gramsci e la sinistra no. A Lucia, ma che stai dicendo? Non è per caso che Chavez o Lula o i movimenti di sinistra nei paesi dell’America Latina siano estesi, originali, fondati sulla cultura comunista e internazionalista. Letteralmente: non è un caso. E dovresti saperlo dopo i tuoi trascorsi a Botteghe Oscure. Dovresti saperlo dopo l’ampia fortuna che studiosi nelle varie università di Città del Messico o di Cordoba ecc. hanno insegnato per anni il pensiero gramsciano, diffondendolo in tutto il centrosudamerica. Varrà la pena, se vorrà, che qualche stimato intellettuale – magari di quelli che organizzarono proprio il convegno internazionale sulla fortuna di Gramsci in America Latina durante la Festa de l’Unità di Ferrara (Walter, mi raccomando, confermiamo l’abolizione di questi momenti di politica e cultura: sono propedeutici alla svendita di beni ed idee: ma cosa resterà?) insieme al professor Sandri dell’Istituto Gramsci Emilia Romagna commentino questi aspetti. Allo stesso modo potrà farlo uno tra i più onesti intellettuali e dirigenti politici di questi anni che conosce da vicino tutte queste realtà essendo stato sottosegretario agli esteri, Donato Di Santo. Allora? Cara Annunziata, lascia perdere. Non c’è nessuna credibilità di questa destra. Nessuna contaminazione positiva che vada oltre l’occasionalità. Nessuna concessione da fornire a sottolineature sul merito del pensiero di Gramsci. Gramsci, da sostenitore del socialismo scientifico, la prima regola che aveva chiara era la seguente: questi fascisti hanno voluto limitare la divulgazione di un pensiero critico, autonomo, originale, dei comunisti italiani. Questi fascisti l’hanno voluto fare ingabbiando materialmente il capo degli intellettuali e del partito comunista che animava tutto ciò. Questi fascisti non consentiranno alcuna regola democratica utile al confronto e metteranno a tacere la mia voce e non permetteranno il mio viaggio. Infatti, Antonio Gramsci fu assassinato dal potere fascista lasciandolo deperire in carcere. Ora si affacciano a citare? Neppure in ginocchio sarebbero credibili quelli che starnazzano sulle bontà nascoste della destra sociale (!). Chiunque, di destra, di potere di questi anni, peggio se sedicente intellettuale, di An o di Forza Italia, del PDL o di Forza Nuova, della Destra storaciana o dei leghisti della padania, volesse far finta di misurarsi col pensiero di Gramsci in modo non occasionale, dovrebbe scegliere unicamente come iniziare in pubblico una sorta di outing fatto così: “Noi, colpevoli morali dell’ostracismo di idee utili per la società e per la popolazione italiana vi chiediamo scusa. Noi, discendenti politici e culturali dei colpevoli materiali dell’omicidio di Gramsci chiediamo perdono al Paese e malediciamo Mussolini, Almirante e quanti hanno sancito la bontà del regime fascista che tanto lutto portò all’Italia e tanto profitto ad una raffazzonata borghesia rampante. Noi, che oggi vorremmo misurarci con tutto ciò, onde evitare di essere scambiati per opportunisti, se abbiamo responsabilità politiche, economiche, sociali, culturali, invece di chiedere posti di prestigio e “via libera” per la Rai i Giornali etc (con una riverniciatina di tenue sinistrese), vi chiediamo di nuovo scusa e ci tiriamo da parte. Si cara Annunziata, questa idea (o simile) dovresti brandire contro le scempiaggini che cercano di propalarci dalla destra al potere che Gramsci, in ultima analisi è stato anche un maestro di umiltà umana e politica. Alla faccia del Cavalier Silvio Berlusconi e della sua tessera piduista.
Maurizio Aversa

mercoledì 11 giugno 2008

sei operai morti a Mineo (Catania)

Sei operai sono morti oggi

Come ci informa l’agenzia DIRE, sei operai sono morti oggi intossicati dalle esalazioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione. Lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei lavori socialmente utili) e gli altri due di un azienda privata.Immediate le reazioni politiche e sindacali e il cordoglio ai familiari delle vittime dal premier Silvio Berlusconi e dal leader del Pd, Walter Veltroni. "Esprimo la piu' sentita partecipazione al dolore dei familiari e dei colleghi dei lavoratori deceduti nell'operazione di pulizia del depuratore di Mineo". Parole del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che spiega di aver incaricato il sottosegretario Pasquale Viespoli di recarsi sul posto "per assumere piena cognizione dei fatti e portare ai familiari delle vittime il cordoglio del governo". Domani, alle 16.30, nella sede del ministero, Sacconi vedrà sindacati e imprese per parlare di morti bianche. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, afferma duro: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un Paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha seguito in stretto contatto con il prefetto di Catania, Giovanni Finazzo, le prime azioni volte ad accertare le circostanze e le responsabilita' della tragedia di Mineo. Il presidente della Repubblica "nel chiedere al prefetto Finazzo di rappresentare i suoi sentimenti di partecipe solidarieta' alle famiglie delle vittime e la sua vicinanza alla cittadinanza di Mineo, ha rilevato- si legge in una nota del Quirinale- come questa ulteriore strage, quest'altro gravissimo episodio di carenza di tutele e di misure di prevenzione, da parte di soggetti pubblici e privati, ripropone l'imperativo assoluto di interventi e controlli stringenti per la sicurezza sul lavoro e per spezzare la drammatica catena di morti bianche". Anche i comunisti italiani sono intervenuti con Gianni Paglierini: A tre mesi dal dramma che colpì cinque lavoratori e i loro familiari a Molfetta, un’altra tragedia si è abbattuta su sei lavoratori intenti a pulire una vasca di depurazione in Sicilia. L’ecatombe quotidiana nei luoghi di lavoro è la vera emergenza nazionale: lo diciamo da anni, almeno da quando all’inizio della scorsa legislatura Governo e Parlamento fecero quadrato per discutere e varare il nuovo Testo Unico, arrivato poi a compimento prima dello scioglimento delle Camere. Ora tocca al nuovo Parlamento dargli immediata applicazione, in particolare nella sua parte repressiva e di incentivo all’azione degli ispettori, di fronte all’intollerabile assenza di controlli. Pochi mesi fa la Confindustria alzò un muro contro le sanzioni, trovando sponda nella maggioranza che governa oggi il Paese, anch’essa convinto della necessità di ammorbidire il nuovo impianto normativo. Perciò, mentre ci stringiamo alle famiglie dei lavoratori colpiti da questo inaccettabile lutto, chiediamo alla politica e alle istituzioni di fare fino in fondo la loro parte, senza compromessi e con piena convinzione.
Commento di Maurizio Aversa
Purtroppo, nelle ore prossime all’ennesimo omicidio di sistema, con la rabbia non può sopirsi l’intelligenza di chiedere una contaminazione sociale diffusa della consapevolezza della NON INEVITABILITA’ di simili tragedie. Quindi ragionare e urlare basta ai disvalori monetaristici, ai disvalori individualistici e quel che ne segue contro chi vuole delegittimare ed indebolire i lavoratori, le classi subalterne, le loro idee, i loro programmi. Una notazione: sembra che il parroco della cittadina di Mineo (a quanto riportato dal tg1) abbia testimoniato che secondo lui l’abbraccio tra i corpi erano quasi da interpretare come un gesto solidale estremo. Personalmente a me non piace questa sottolineatura. Perché avrei preferito che fossero stati solidali da vivi anche su cose banali della vita (la stessa squadra di calcio, la stessa attività di tempo libero e hobby, la stessa capacità di confrontarsi con le famiglie che vivono quotidianamente, la stessa condivisione di pesantezza e stimoli del lavoro quotidiano ecc.) ma vivi e non da “necessari eroi morti” che nessuno ha richiesto… a cominciare da loro stessi.

CONTRASTARE L'AUMENTO DEL PETROLIO: FESSERIE E NECESSITA'

Ancora aumenti di benzina e petrolio

Secondo quanto riportato su corriere.it (e pubblicato più ampiamente sul corriere della sera in edicola) ci sono novità nel campo petrolifero….

ROMA - Benzina e gasolio toccano un nuovo record e sfondano quota 1,54 euro al litro. Secondo le rilevazioni del Quotidiano Energia, Q8 ha rivisto al rialzo i prezzi consigliati ai gestori, portando quelli di verde e diesel a 1,544 euro al litro, con un rialzo di quasi tre centesimi.
AUTOTRASPORTO - Intanto il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, ha firmato la direttiva che consente la spendibilità delle risorse messe a disposizione nel bilancio dello Stato di quest'anno per la riduzione compensata dei pedaggi autostradali e per interventi a favore della sicurezza della circolazione. Si tratta di 107 milioni di euro, dei quali il 90% è destinato alla riduzione dei pedaggi e, quindi, è direttamente a favore delle imprese di autotrasporto. Dal beneficio sono esclusi i mezzi pesanti maggiormente inquinanti, gli Euro 0 e gli Euro 1, e sono premiati quelli a minor impatto ambientale, con una graduazione degli sconti che privilegia i veicoli Euro 4 ed Euro 5. Saranno, inoltre, ripristinate le risorse per l'ecobonus, trattandosi di una sfida strategica per il Paese. La misura aiuterà il trasferimento del traffico merci dalle autostrade congestionate alle cosiddette «autostrade del mare».
«Dopo l'incontro di ieri con le rappresentanze degli autotrasportatori e prima ancora dell'apertura del tavolo tecnico concordato ieri - ha dichiarato Matteoli - ho firmato la direttiva per consentire una riduzione del pedaggio autostradale. Insieme col ripristino delle risorse per l'ecobonus, si tratta di primi provvedimenti che mirano a dare un aiuto agli autotrasportatori la cui attività è penalizzata dai rincari del prezzo dei carburanti».
LA REPLICA DEGLI AUTOTRASPORTATORI - Ma gli autotrasportati non sono convinti dalle misure prese dal governo e minacciano di effettuare le agitazioni concordate. «Non ci sono le condizioni per rivedere la nostra decisione sul fermo dei servizi di autotrasporto di cose per conto terzi, che resta quindi confermato per il 30 giugno» ha annunciato il Coordinamento Cooperativo per il Trasporto e la Logistica dopo l'incontro tenutosi lunedì presso il Ministero dei Trasporti, tra le Associazioni degli autotrasportatori e il Ministro Matteoli. «Siamo rimasti delusi - hanno sottolineato i rappresentanti del Coordinamento Cooperativo- ci aspettavamo maggiore decisione e concretezza da parte del Governo, data la grave situazione in cui stanno versando le imprese di autotrasporto; abbiamo apprezzato la disponibilità del Ministro Matteoli a lavorare insieme per trovare soluzioni concordate alle tante problematiche del settore ma purtroppo, per il momento, dobbiamo registrare la pochezza di risposte e di impegni concreti».

Commento di Maurizio Aversa
L’economia mondiale è una cosa complessa che solo i grandi geni e i massimi economisti possono provare a comprendere, compenetrare, misurando tentativi di risposte e correzioni. Grosso modo, è questo il pensiero che cerca di inculcarvi chi vi vuole dire in altro modo: non disturbare il manovratore. – oppure – non vedi che siamo intenti a fare affari, fatti i fatti minuscoli tuoi. Ma, noi che applichiamo, nella nostra modestia, le leggi della critica e delle domande, non demordiamo. Quindi, lontano dal mito dell’onniscenza o dall’essere al servizio di qualche dio metafisico, banalmente poniamo quesiti.
Dal punto di vista locale-nazionale (Italia): ma non era stato appurato che non c’era tesoretto? Invece, magicamente, Matteoli rimedia un centinaio di milioni di euro…. Senza nessuna tassa…. E, soprattutto, per venire incontro alle maggiori spese degli autotrasportatori che stanno subendo l’aumento del petrolio, ecc. ecc.
Dal punto di vista delle classi sociali (e/o professionali) che subiscono quegli aumenti: ma non è che lo stesso problema dell’aumento ce l’hanno anche i tassisti? E i rappresentanti di commercio o chi è impegnato nelle tentate vendite? E i piccoli padroncini che gestiscono i piccoli grossisti locali che riforniscono quotidianamente le città nelle loro attività distributive per bar, supermercati, negozi, ristoranti ecc. ecc.? E i turnisti che non possono affidarsi alla sicurezza del mezzo di trasporto pubblico? E i pendolari extra-inter-intra-cittadine o delle aree metropolitane?
Bene, con quest’ultima domanda, siamo giunti alla somma che tolti pochi bimbi delle materne e pochi anziani, in Italia, in questo sistema paese (come ama definirlo Luca Cordero di Montezemolo) il 90% dei cittadini – a cominciare dai lavoratori, dal tessuto produttivo – si sposta quotidianamente (non per amenità, certo magari anche per cultura e stili di vita errati…ma è un'altra questione..) con automobili. Subendo quotidianamente gli aumenti ecc.
E allora, ministro Matteoli? Che toppa sta predisponendo? Una qualche tiptop per tacitare sentimenti filocorporativi? E’ un po’ pericoloso, non trova? Oppure, in un impeto di salvificazione è l’inizio delle risposte concrete alla lista che le abbiamo sottoposto prima? E la somma totale di questa operazione a quanto tesoretto (che per carità, politicamente occorrerà continuare a dire che non esiste) ammonta? Ma non sarà che aveva indicato bene la sinistra italiana (quella vera, quella che ora per l’orditura pd-pdl e un pizzico di autolesionismo è ora extraparlamentare) che occorre restituire il potere di acquisto (cioè i soldi) alle classi più svantaggiate e far ripartire così un po’ di spesa interna (visto che gli acquisti esterni che vengono fatti vanno bene per Fiat e c. ma lasciano il cetriolo al popolo minuto) i consumi livellando la redistribuzione del reddito. E non sarà che aveva indicato sempre giustamente che questa strada (redistribuzione) deve accompagnarsi con entrate certe che mantengono attiva la cassa del tesoretto (e si mettano l’anima in pace Veltroni, Rutelli e c. che se non contrastano su questo terreno Berlusconi e la destra, certo con il muro contro muro: gli devi proporre che togli i denari alle loro classi di riferimento non è che li stai invitando al ballo… non potrà esserci nessuna prospettiva per la ricerca di una qualche foglia di fico che nasconda le loro oscenità) e con la strategia diversa sui consumi e le politiche energetiche. In altra sede vi commenteremo la follia del ritorno al nucleare, ma per coerenza di esposizione vi indichiamo che ora, mentre servono denari pubblici e interventi quadro, in questi uno-due-tre anni, Scaiola e Berlusconi ci dicono che devono partecipare, con soldi non con chiacchiere, alla strategia nucleare che ci darà risposte tra otto-dieci anni…. E qui commentate voi, a me è caduta penna e braccia…

martedì 10 giugno 2008

il lavoro, il lavoro, il lavoro

Tibaldi:impedire la deregulation del lavoro, ma dov’è il Pd?

La deregulation sui temi del lavoro annunciata dal ministro Sacconi dovrebbe prevedere un’opposizione compatta di tutte le forze alla sinistra del Pdl, a cominciare dal Pd. Invece, proprio dall’interno del partito democratico si alzano voci di plauso come quella del professor Ichino. Nello stesso tempo, il presunto ministro ombra Damiano ammette candidamente sul riformista che il Pd, proprio sul lavoro, non ha una sua linea. Questo proprio nel giorno in cui si apre la trattativa tra le parti sociali che rischia di trasformarsi in un de profundis al contratto nazionale, come vorrebbero Confindustria, governo e anche consistenti pezzi del sindacato. Noi la linea ce l’abbiamo: impedire con tutte le nostre forze che quei piccoli, e assolutamente insufficienti, vantaggi ottenuti con il protocollo sul welfare votato dal governo di centrosinistra, non vengano smantellati. Sacconi e i suoi amici di Confindustria hanno intenzione di tornare indietro di 100 anni e cancellare diritti conquistati a prezzo di dure lotte. Ora per i lavoratori si annunciano tempi davvero difficili. Noi saremo al loro fianco
Commento di Maurizio Aversa
A proposito di quanto abbiamo scritto, circa il particolare che diviene generale, e soprattutto circa l'attacco al sindacato e ai lavoratori, insomma al perseguimento di una società giusta.

I PADRONI FANNO SCHIFO

I PADRONI FANNO SCHIFO

Rumeno ucciso per incassare la polizza assicurativa

VERONA - Hanno ucciso un loro dipendente romeno per incassare un milione di euro dall'assicurazione. Con l'accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere, è finita in cella una coppia trentenne di Verona: era lei la beneficiaria dell'assicurazione. Titolari di un'impresa di autotrasporto, Tancredi Valerio Volpe e Cristina Nervo hanno ucciso Adrian Joan Kosmin, 28 anni, assunto in nero presso la loro ditta da un paio d'anni. In cambio della regolarizzazione del contratto, i suoi datori di lavoro lo avevo convinto a indicare come unica beneficiaria dell'assicurazione sulla vita la titolare dell'azienda. Il corpo del romeno era stato trovato carbonizzato sabato scorso nella sua auto, a Cavaion Veronese, vicino al casello autostradale di Affi. Doveva sembrare un suicidio, ma l'autopsia ha dimostrato che nei suoi polmoni non c'erano tracce di fumo. L'uomo era stato narcotizzato altrove, composto sul sedile della Rover per inscenare un suicidio, e cosparso di benzina. Per rendere ancor più verosimile la messinscena, nell'auto era stata abbandonata una bomboletta di gas di quelle usate normalmente per cucinare in campeggio. Dopo un lungo interrogatorio in caserma, sembra che la donna sia crollata e abbia ammesso la responsabilità dell'omicidio. L'uomo arrestato, 34 anni, è detenuto in carcere, mentre alla sua convivente, 31 anni, madre di un bambino di pochi mesi, sono stati concessi gli arresti domiciliari. (cronaca repubblica.it)

Commento di Maurizio Aversa.
Chi si ricorda Paese Sera?
E’ stato – chissà se potrà tornare ad esserlo – una scuola di giornalismo. Un giornale che si misurava quotidianamente con la cronaca che si faceva economia e politica. Che dal singolo generalizzava, per prove e deduzioni, fatti ed eventi che divenivano collettivi della società. Ho bevuto solo qualche sorso alla fonte Paese Sera, ma, assaporato il gusto e il retrogusto sai come apprezzare chi ti disseta. Ebbene oggi, 10 giugno 2008, di fronte a questa che pare una semplice notizia di criminalità, emerge prepotente la società, lo schifo di società che gli anticristi (ma forti amici dei cristiani e della chiesa) ci stanno facendo diventare perché al primo posto c’è sempre lui, il profitto. In compagnia dell’egoismo. Guidati dal dio denaro…..
Ed è oggi – così sgombriamo il campo dal moralismo emotivo – che si commenta l’ultima trovata della generazione di “sinistra” (di che? Usate le terminologie vostre e lasciate in pace le nostre parole ed i nostri significati!) la Guidi di confindustria che con donna Marcegaglia ci chiedono di soprassedere al ruolo dei lavoratori uniti. Non serve la burocrazia del sindacato. Non serve il contratto collettivo. Non serve neppure regolamentare. Che tanto – direbbe Guglielmo Giannini – il buono e il cattivo sono dappertutto. Quanto è vero. Infatti, chi legge, come me, avrà avuto esperienza di lavoratori ricattati sul posto di lavoro che hanno costretto il padrone a firmare a loro favore una polizza di assicurazione in attesa di farlo fuori fuori? Ancora non vi è capitato? Aspettate che prima o poi…Intanto togliamo di mezzo rappresentanze, togliamo di mezzo i lavoratori critici, togliamo di mezzo le idee di sinistra, togliamo di mezzo il partito comunista….
La riflessione spetta ad ogni singolo. La presa di coscienza pure. Ma la responsabilità politica della deriva a destra di società e valori spetta anche a chiesa, sindacati, partiti pseudomoderati che tradiscono i valori che sono stati e possono ancora essere linfa vitale per la società degli uomini e delle donne che questa Italia, questa Europa e questo pianeta già conoscono. A costoro dico: potessi vi tirerei una sassata in mezzo alla fronte per scuotervi e farvi porre domande vere a voi stessi…

giovedì 5 giugno 2008

informazione libera

CASSAZIONE CONDANNA DUE CRONISTI


Avviso a tutte le redazioni d'Italia:
è reato usare le radioline scanner
per ascoltare le frequenze libere
delle forze di polizia. La Cassazione
penale ha confermato la condanna
del direttore e di due cronisti
del quotidiano "Merateonline"
Il silenzio dell'Ordine della Lombardia.
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04/06/2008 18:25:51 - Caso scanner Merateonline: colpirne 1 per educarne 100. Ricorso respinto dalla Corte di Cassazione, condanne confermate sia pure con i benefici della sospensione della pena e della non menzione nel casellario. Un grazie a Franco Abruzzo!

da Merateonline.it
Dunque, l`ascolto - anche se fosse casuale ad opera di un radioamatore - di una comunicazione tra forze dell`ordine è reato. Dopo 40 anni durante i quali plotoni di cronisti di nera e giudiziaria si sono riforniti di notizie attraverso lo scanner ecco la sentenza della Suprema Corte. Ed è irrilevante che lo scrittore del momento, il celebratissimo Roberto Saviano nel suo best seller "Gomorra" scriva a pagina 95: "Per seguire la faida ero riuscito a procurarmi una radio capace di sintonizzarsi sulle frequenze della polizia. Arrivavo così con la mia Vespa più o meno in sincrono con le volanti. Ma quella sera mi ero addormentato. Il vociare gracchiante e cadenzato delle centrali per me era diventato una sorta di melodia cullante". Giustamente il giornalista e scrittore partenopeo è circondato da agenti di polizia e carabinieri per proteggerlo. E nessun magistrato si sognerà mai di incriminarlo per una s imile bazzecola. Ma il cittadino comune, fuori dal cono di luce dei riflettori, come chi scrive ad esempio non può non porsi una domanda semplice eppure essenziale in uno stato di diritto: ma la legge è davvero uguale per tutti? Oppure lentamente è scivolata verso una deriva sposata ultimamente dal ministro Brunetta: colpirne uno per educarne cento! Questa è una piccola vicenda di provincia che non lascia segno né strascico. Ma è drammaticamente emblematica di un modo di agire di parte della magistratura oggi.
Claudio Brambilla
P.S. In tutta questa amara vicenda chi scrive, e i due colleghi coinvolti, una sola persona debbono ringraziare: Franco Abruzzo. Il quale, pur fuori ormai dal Consiglio dell`odg lombardo, ancora una volta ha dimostrato di essere davvero dalla parte dei giornalisti. L`unico, di un ordine cui versiamo senza ragione 100 euro l`anno per il rinnovo della tessera. Grazie Franco, speriamo di rivederti alla testa del nostro Ordine, ma quello con la O maiuscola.
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04/06/2008 20:42:17 - Caso scanner - Merateonline. La decisione della Cassazione fa discutere. Imbarazzante indifferenza dell'OdG Milano sul caso. Quello che tuttavia lascia perplessi (è un eufemismo, naturalmente) è l'indifferenza dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia sulla vicenda. Pessima figura per il neopresidente Letizia Gonzales. A questo punto, vien veramente da chiedersi a cosa ancora serva un Ordine di questo tipo. Ben ne venga l'abolizione, quindi.
da www.newslinet.it
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da Repubblica.it
La Cassazione ha confermato la condanna per il direttore e due redattori di Merateonline che per lavoro si sintonizzavano sulle frequenze delle forze dell'ordine
Condannati tre giornalisti ascoltavano radio della polizia
Usare le radioline scanner è una pratica diffusa non solo nei giornali ma anche fra semplici appassionati, scrittori e sceneggiatori di film

di ORIANA LISO
MILANO - Avviso a tutte le redazioni d'Italia, ai tanti ascoltatori per hobby, agli sceneggiatori di libri e telefilm su marescialli, commissari e simili: usare le radioline scanner, quelle utilizzate per ascoltare le frequenze libere delle forze dell'ordine, è reato. Lo sanno bene il direttore e due giornalisti del quotidiano telematico del lecchese Merateonline: assolti in primo grado, condannati in appello, si sono visti ieri confermare la pena in Cassazione. Quindici mesi al direttore Claudio Brambilla e al redattore Fabrizio Alfano, sei mesi al collega Daniele De Salvo.
I tre sono stati ritenuti colpevoli, dalla Suprema Corte, di avere in redazione (come scoprirono i carabinieri con una perquisizione, nel 2002) le radioline che - in tantissimi piccoli e grandi giornali e tv - sono compagne fedeli dei cronisti di nera, che riescono ad arrivare tempestivamente "sul posto", cioè sul luogo di un omicidio o di un incidente, spesso grazie agli scanner. Sintonizzati, si badi bene, su frequenze libere, non criptate.
Proprio grazie a questa precisazione, nel processo di primo grado, il difensore dei tre giornalisti (un Antonio Di Pietro che aveva appena lasciato la toga ma non era ancora ministro) ne aveva ottenuto l'assoluzione. Ma l'anno dopo, la Corte d'appello di Milano aveva ribaltato la sentenza, condannandoli in base all'articolo 617 bis del Codice penale: "Installazione di apparecchiature atte a intercettare o impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche".
Per i giudici, infatti, "Le comunicazioni tra la centrale operativa e le pattuglie radiomobili della polizia giudiziaria avvengono tramite onde radio omnidirezionali, su frequenze assegnate preventivamente al ministero della Difesa, che la stragrande maggioranza dei cittadini non può captare, proprio perché le apparecchiature in grado di captare tali comunicazioni non sono, ad oggi, in possesso comune dei consociati".
Ma allora, perché le radioline scanner sono liberamente in vendita (la difesa dei tre giornalisti ha anche prodotto al processo gli scontrini dell'acquisto in normali negozi di elettronica)? E perché ad essere colpita è solo una piccola redazione, quando invece sono in tanti a utilizzare le trasmittenti?
Come prove a discarico, i tre imputati hanno prodotto il video di una puntata di Striscia la Notizia in cui uno degli inviati era sintonizzato sulle frequenze della polizia (con una radio scanner), e una copia del libro di Roberto Saviano Gomorra in cui, a pagina 95, l'autore racconta le sue notti incollato alla radio scanner. Insomma, "se anche libri e tv non fanno mistero di quest'uso - si chiedono a Merateonline - perché proprio noi?".

mercoledì 28 maggio 2008

PER IL PARTITO COMUNISTA

L’assemblea di Marino del 27 maggio
Di Maurizio Aversa

CRONACA
Qualche decina di persone di sinistra si sono confrontate sui temi proposti alla discussione:informazione e società dell’informazione, cultura, alternativa economica.
Numerosi sono stati gli interventi. Tutti consapevoli, esplicitandolo, che uno degli obiettivi da percorrere è una inistra unita e presente per dare risposte all’Italia così come localmente. Socialisti, Comunisti di Rifondazione e dei Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica, tutti sono stati intenti ad ascoltare e a cercare di rispondere ai quesiti che singole persone di sinistra sono venuti a porre. Anche con vere e proprie proposte. Per quanto riguarda l’approfondimento della scelta aumento dei consumi nei servizi o decrescimento. Così come per un diverso modo di proporre il confronto svolto in modo più vasto, tematico e con esperienze dirette di partecipanti autori della elaborazione nazionale dei programmi e dei progetti della sinistra italiana. Inoltre, anche proposte su come intervenire nel locale e subito per bloccare sventatezze del governo locale. Quindi, una sinistra viva. Una sinistra che il gruppo di lavoro che ha messo in piedi questo percorso si aspettava proprio.

COMMENTO
Pochissimi mesi fa ci si è ritrovati. Nel senso della completa corresponsabilità politica delle forze-organizzazioni che si sono ritrovate. Le persone, i compagni e le compagne, che in carne ed ossa sono queste organizzazioni si sono ritrovate.
Pare non sia bastato. Rinvio alle analisi già compiute collettivamente e singolarmente, o nei duetti e nei crocchi.
Ma, confermo, che pare proprio che non sia bastato, non solo alla luce funesta dei vari responsi-condanne elettorali (a proposito qualcuno ha notato che c’è stata questa rimozione tacita a menzionare l’altra batosta per sinistra, arcobaleno e Pd in Valle d’Aosta?), ma anche rispetto alla necessità soggettiva (dei partecipanti che vengono e ti chiedono: insomma che fate?) oltre che a quella oggettiva che è certificata dalla nostra analisi-proposta-verifica.
E che occorra andare oltre il ritrovarsi è evidente qui di fronte a noi.
Non possiamo offrire punti di riferimento se non affiniamo-condividiamo analisi e proposta.
Non possiamo proporci come opposizione o come propositivi di scelte di governo se non ci strutturiamo come forza unita (più o meno compatta) non leggera, non provvisoria.
In poche righe e già c’è, lo ribadisco, il solco tracciato davanti a noi. Senza cincischiare e senza guardare chissà a quale monolite (mai esistito anche se evocato) del passato.
La risposta è l’unità della sinistra (partiti, movimenti, singoli, associazioni…) forte di un programma condiviso.
Ma questa unità e questo agire unitario, sta in capo a qualcuno che sia in grado di garantirlo per l’oggettiva generosità del proprio agire. Questo qualcuno non è un singolo. E’ un intellettuale collettivo, è una forza “normalmente” abituata ad agire a favore degli oppressi e degli ultimi e senza chiedere in cambio nulla. E se ci sono state eccezioni, erano errori e quindi eccezioni. Quella forza, proprio perché non inventata a tavolino oggi, ma già presente nella memoria (nel senso sanscrito: pensare) di chi la ha conosciuta come di chi la percepisce solo ora per motivi anagrafici, è l’idea comunista. Ed i nostri obiettivi, di contenuto e di metodo politico come la ricerca dell’unità della sinistra, può essere messa serenamente nel novero dei compiti “normali” di un forte partito comunista.
Non impelaghiamoci in inutili astrattismi. Le cose che ognuno, forza o singolo, ha sostenuto fino ad oggi, avevano ragione di essere, proprio perché occorreva iniziare un percorso di confronto chiaro partendo d una strada già percorsa. Ora è tempo di riconoscere che le scelte sono giunte all’appuntamento. Dunque, intelligenza, fermezza di nervi, chiarezza di progetto e resistere contro, ma costruire per; difendere ma ottenere. Non è partito di governo e di lotta: è progetto per la difesa minima della democrazia ed ottenimento di livelli di salvaguardia che non facciano tracimare il nostro riferimento, il nostro innevamento naturale che sono le classi lavoratrici.
E’ la forza che garantisce tutti e non tradisce nessuno quella di cui c’è maggior bisogno. E’ la forza che lega insieme le anime politiche e culturali della sinistra con l’egemonia del pensiero e delle idee non del potere omologante che garantisce l’unità della sinistra. E’ il partito comunista, quello dei “diversi” che mostra con la quotidianità diffusa (come il significato del daba ebraico: il verbo, l’esempio concreto) come un ri-inizio è possibile.

martedì 27 maggio 2008

AGGRESSIONE FASCISTA A ROMA

Lazio; Roma,
Collettivi La Sapienza:'aggrediti, un accoltellato'"Erano fascisti con spranghe e celtiche", più tardi corteo
Roma, 27 mag. (Apcom) - Circa dieci studenti dei collettivi di sinistra dell'Università La Sapienza di Roma sono stati aggrediti questa mattina in Via Cesare De Lollis, nei pressi dell'ateneo, da una ventina di persone appartenenti, a quanto riferiscono gli stessi collettivi, a organizzazioni politiche di estrema destra: numerosi, a quanto riferito, i feriti, tutti tra i collettivi.
Proprio ieri i collettivi avevano occupato la presidenza della Facoltà di Lettere contro "l'agibilità concessa dal preside ai neofascisti della fantomatica sigla 'Lotta Universitaria', inesistente all'università ed espressione del movimento neonazista Forza Nuova" che avrebbe dovuto tenere una conferenza sulle Foibe."Questa mattina, dopo la nostra azione di ieri - spiega Giorgio del collettivo della Facoltà di Fisica - tutto intorno all'Università sono comparsi decine di manifesti di Forza Nuova: anche noi allora abbiamo iniziato oggi ad attaccare i nostri. Ma in Via Cesare De Lollis sono arrivate 4 auto da cui sono scese una ventina di persone con spranghe e catene: una aveva la maglietta dei Boys (ultrà della Roma, ndr) e un altro una croce celtica tatuata sul polpaccio. Erano quelli di Forza Nuova che difendevano il territorio e non erano studenti, alcuni avranno avuto almeno 30 anni".
Secondo i collettivi ci sono stati "diversi feriti, spalle rotte, teste spaccate": nella facoltà di Lettere si è subito riunita un'assemblea degli studenti di sinistra nella quale si è pubblicamente accennato ad "un ragazzo accoltellato".
Il fatto specifico, però, non è confermato nè dai collettivi nè dagli operatori sanitari: in Via De Lollis è infatti intervenuto il 118, con la segnalazione di un ragazzo ferito al volto, ma gli operatori non hanno rintracciato persone che necessitassero di soccorso.
Anche alla polizia allostato attuale risulta solo una "lite in strada, non all'interno dell'ateneo. Le persone che hanno partecipato alla rissa si sono dileguate. Al momento - spiega la Questura - non ci sono indicazioni nè sul colore politico dei partecipanti, nè sul loro numero esatto, nè di feriti più o meno gravi".
"Ora siamo a Lettere, stanno arrivando tanti compagni da tutta la città", conclude Giorgio: nel pomeriggio, terminata l'assemblea spontanea, è infatti previsto un corteo nella zona per protestare contro l'accaduto.

COMMENTO
L'eccessiva prudenza della questura che minimizza, l'ipocrisia e la mistificazione di questi giorni dopo i fatti del Pigneto da parte di Alemanno, ripropongono con forza la necessità dell'antifascismo come valore democratico che i partiti ed ogni singolo di sinistra devono sentire come pensiero quotidiano. Vigilanza democratica e antifascista è la parola d'ordine.

venerdì 23 maggio 2008

DILIBERTO A VICENZA

Diliberto, Appello a Rifondazione: «Ricominciamo da noi»
23 maggio 2008

Ripartire dall`unità di due partiti «che dieci anni fa erano insieme»: Rifondazione comunista e i Comunisti italiani. E' la proposta del segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, dopo la dura sconfitta elettorale che ha dissolto la Sinistra Arcobaleno. Se ne parlerà questa sera a Vicenza nei Chiostri di Santa Corona, che ospiteranno la manifestazione pubblica «Comuniste e comunisti, cominciamo da noi» con Diliberto e Gianluigi Pegolo, della direzione nazionale del Prc, e l`adesione dell`astrofisica Margherita Hack.
Segretario Diliberto, si va verso la riunificazione dei comunisti?
«L`esperimento della Sinistra arcobaleno è fallito, bocciato dagli elettori. Noi raccogliamo l`appello formulato dopo le elezioni da intellettuali e quadri operai che ci chiedevano proprio questo: la riunificazione dei comunisti. Ciò non esclude rapporti unitari anche con altri. Il fatto è che non vedo molti "altri" in circolazione».
Nel Prc c`è chi preme per riprendere il dialogo con il Pd...
«Il problema è che i comunisti, tutti i comunisti, sono stati esclusi dal Parlamento e che la responsabilità della debacle grava in larga parte sul Pd e sul suo attuale gruppo dirigente. Mi pare difficile poter riprendere il discorso con questi interlocutori. So bene che c`è una dialettica all`interno del Pd e non sono insensibile ai richiami di chi, nel Pd, vorrebbe ricominciare a parlare con noi. Ma non mi sembra il caso di presentarsi da Veltroni con il cappello in mano».
Non teme un accordo tra Pdl e Pd per mettere uno sbarramento al 5 per cento nella legge elettorale per le europee?
«Fino a due anni fa non soltanto la sinistra radicale unita ma anche i due partiti comunisti da soli, con tre milioni di voti, avrebbero superato agevolmente questa soglia. A maggior ragione, ora, urge un processo di riunificazione che potrebbe suscitare di nuovo entusiasmo e passione tra chi è rimasto deluso. In ogni caso, facciano attenzione Pdl e Pd alle soglie di sbarramento, ci pensino bene prima di trasformare una sinistra democratica già extraparlamentare in sinistra extraistituzionale».
Perché avete scelto Vicenza, dove i comunisti a occhio e croce non sono moltissimi?
«È un luogo simbolico, per l`allargamento della base americana. Ci ricorda uno dei più gravi errori del governo Prodi: non aver ripensato a quel sì, dopo la grande manifestazione contro il raddoppio».

giovedì 22 maggio 2008

COMUNISTIUNITI

COMUNISTE E COMUNISTI
COMINCIAMO DA NOI

Dopo il crollo della Sinistra Arcobaleno, ci rivolgiamo ai militanti e ai dirigenti del Pdci e del Prc e a tutte le comuniste/i ovunque collocati in Italia
Siamo comuniste e comunisti del nostro tempo. Abbiamo scelto di stare nei movimenti e nel conflitto sociale.
Abbiamo storie e sensibilità diverse: sappiamo che non è il tempo delle certezze. Abbiamo il senso, anche critico, della nostra storia, che non rinneghiamo; ma il nostro sguardo è rivolto al presente e al futuro. Non abbiamo nostalgia del passato, semmai di un futuro migliore.
Il risultato della Sinistra Arcobaleno è disastroso: non solo essa ottiene un quarto della somma dei voti dei tre partiti nel 2006 (10,2%) - quando ancora non vi era l’apporto di Sinistra Democratica - ma raccoglie assai meno della metà dei voti ottenuti due anni fa dai due partiti comunisti (PRC e PdCI), che superarono insieme l’8%. E poco più di un terzo del miglior risultato dell’8,6% di Rifondazione, quando essa era ancora unita.
Tre milioni sono i voti perduti rispetto al 2006. E per la prima volta nell’Italia del dopoguerra viene azzerata ogni rappresentanza parlamentare: nessun comunista entra in Parlamento.
Il dato elettorale ha radici assai più profonde del mero richiamo al “voto utile”, tra cui risaltano la delusione estesa e profonda del popolo della sinistra e dei movimenti per la politica del governo Prodi e l’emergere in settori dell’Arcobaleno di una prospettiva di liquidazione dell’autonomia politica, teorica e organizzativa dei comunisti in una nuova formazione non comunista, non anti-capitalista, orientata verso posizioni e culture neo-riformiste. Una formazione che non avrebbe alcuna valenza alternativa e sarebbe subalterna al progetto moderato del Partito democratico e ad una logica di alternanza di sistema.
E’ giunto il tempo delle scelte: questa è la nostra
Non condividiamo l’idea del soggetto unico della sinistra di cui alcuni chiedono ostinatamente una “accelerazione”, nonostante il fallimento politico elettorale. Proponiamo invece una prospettiva di unità e autonomia delle forze comuniste in Italia, in un processo di aggregazione che, a partire dalle forze maggiori (PRC e PdCI), vada oltre coinvolgendo altre soggettività politiche e sociali, senza settarismi o logiche auto-referenziali.
Rivolgiamo un appello ai militanti e ai dirigenti di Rifondazione, del PdCI, di altre associazioni o reti, e alle centinaia di migliaia di comuniste/i senza tessera che in questi anni hanno contribuito nei movimenti e nelle lotte a porre le basi di una società alternativa al capitalismo, perché non si liquidino le espressioni organizzate dei comunisti ed anzi si avvii un processo aperto e innovativo, volto alla costruzione di una “casa comune dei comunisti”.
Ci rivolgiamo:
- alle lavoratrici, ai lavoratori e agli intellettuali delle vecchie e nuove professioni, ai precari, al sindacalismo di classe e di base, ai ceti sociali che oggi “non ce la fanno più” e per i quali la “crisi della quarta settimana” non è solo un titolo di giornale: che insieme rappresentano la base strutturale e di classe imprescindibile di ogni lotta contro il capitalismo;
- ai movimenti giovanili, femministi, ambientalisti, per i diritti civili e di lotta contro ogni discriminazione sessuale, nella consapevolezza che nel nostro tempo la lotta per il socialismo e il comunismo può ritrovare la sua carica originaria di liberazione integrale solo se è capace di assumere dentro il proprio orizzonte anche le problematiche poste dal movimento femminista;
- ai movimenti contro la guerra, internazionalisti, che lottano contro la presenza di armi nucleari e basi militari straniere nel nostro Paese, che sono a fianco dei paesi e dei popoli (come quello palestinese) che cercano di scuotersi di dosso la tutela militare, politica ed economica dell’imperialismo;
- al mondo dei migranti, che rappresentano l’irruzione nelle società più ricche delle terribili ingiustizie che l’imperialismo continua a produrre su scala planetaria, perchè solo dall’incontro multietnico e multiculturale può nascere - nella lotta comune - una cultura ed una solidarietà cosmopolita, non integralista, anti-razzista, aperta alla “diversità”, che faccia progredire l’umanità intera verso traguardi di superiore convivenza e di pace.
Auspichiamo un processo che fin dall’inizio si caratterizzi per la capacità di promuovere una riflessione problematica, anche autocritica. Indagando anche sulle ragioni per le quali un’esperienza ricca e promettente come quella originaria della “rifondazione comunista” non sia stata capace di costruire quel partito comunista di cui il movimento operaio e la sinistra avevano ed hanno bisogno; e come mai quel processo sia stato contrassegnato da tante divisioni, separazioni, defezioni che hanno deluso e allontanato dalla militanza decine di migliaia di compagne/i. Chiediamo una riflessione sulle ragioni che hanno reso fragile e inadeguato il radicamento sociale e di classe dei partiti che provengono da quella esperienza, ed anche gli errori che ci hanno portati in un governo che ha deluso le aspettative del popolo di sinistra: il che è pure all’origine della ripresa delle destre. Ci vorrà tempo, pazienza e rispetto reciproco per questa riflessione. Ma se la eludessimo, troppo precarie si rivelerebbero le fondamenta della ricostruzione. Il nostro non è un impegno che contraddice l’esigenza giusta e sentita di una più vasta unità d’azione di tutte le forze della sinistra che non rinunciano al cambiamento. Né esclude la ricerca di convergenze utili per arginare l’avanzata delle forze più apertamente reazionarie. Ma tale sforzo unitario a sinistra avrà tanto più successo, quanto più incisivo sarà il processo di ricostruzione di un partito comunista forte e unitario, all’altezza dei tempi. Che - tanto più oggi - sappia vivere e radicarsi nella società prima ancora che nelle istituzioni, perché solo il radicamento sociale può garantire solidità e prospettive di crescita e porre le basi di un partito che abbia una sua autonoma organizzazione e un suo autonomo ruolo politico con influenza di massa, nonostante l’attuale esclusione dal Parlmento e anche nella eventualità di nuove leggi elettorali peggiorative.
La manifestazione del 20 ottobre 2007, nella quale un milione di persone sono sfilate con entusiasmo sotto una marea di bandiere rosse coi simboli comunisti, dimostra – più di ogni altro discorso – che esiste nell’Italia di oggi lo spazio sociale e politico per una forza comunista autonoma, combattiva, unita ed unitaria, che sappia essere il perno di una più vasta mobilitazione popolare a sinistra, che sappia parlare - tra gli altri - ai 200.000 della manifestazione contro la base di Vicenza, ai delegati sindacali che si sono battuti per il NO all’accordo di governo su Welfare e pensioni, ai 10 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno sostenuto il referendum sull’art.18.
Auspichiamo che questo appello – anche attraverso incontri e momenti di discussione aperta - raccolga un’ampia adesione in ogni città, territorio, luogo di lavoro e di studio, ovunque vi siano un uomo, una donna, un ragazzo e una ragazza che non considerano il capitalismo l’orizzonte ultimo della civiltà umana.

POLITICA : CONTRIBUTI ALLA SINISTRA

Informazione, società dell’informazione, sinistra per cambiare

di Maurizio Aversa

Come sempre è una questione di analisi. Se comprendiamo ciò di cui ci vogliamo occupare, potremmo anche essere in grado di stabilire ciò che vogliamo. E, misurati i rapporti di forza, ciò che possiamo e quale struttura organizzativa ci necessita per raggiungerlo.
Siamo nella società dell’informazione? Si e no.

Si, lo siamo.
Se ci vogliamo riferire al fatto che dal nostro punto di vista, di minoranza di paesi occidentali sappiamo come si domina-rapina il rimanente 80% del pianeta. Non solo nel senso dei beni materiali e dell’aberrante meccanismo che distrugge migliaia di vite umane ogni giorno per stupide ed egoistiche scelte compiute a centinaia-migliaia di chilometri da dove la tragedia ha svolgimento. Ma anche e soprattutto nel senso che senza sentirne il peso, con lo stesso meccanismo si cancellano relazioni umane, sedimenti culturali, storie di popoli che, sopravvissuti a secoli di darwinismo sociale e naturale, vengono spazzati via dalle scelte predatorie dei dominatori. Dominatori, imperialisti che, banalmente, quando non riescono più a far quadrare i conti del meccanismo perverso dell’arricchimento capitalistico, allungano la mano e, in grande, svolgono la medesima funzione che hanno già perpetrato all’interno dell’area a loro più prossima. Ora tutto questo fare, non nuovo, assume anche l’aspetto di connotarsi come inserito nella “società dell’informazione” sia per la semplicità della diffusione della conoscenza degli accadimenti; sia perché si caratterizza di altri due elementi assenti nei decenni precedenti. Uno è la velocità della conoscenza diffusa e delle scelte compiute dai detentori del potere che permea tale tipo di società. L’altra è l’omologazione culturale e politica che consente – all’apice del raggiungimento – l’applicazione del meccanismo:

potere economico = potere politico;
potere politico = condivisione dei modelli-valori culturali;
condivisione dei modelli-valori culturali = pericolo dei diversi.


E’ fin troppo facile, e non è costruito al contrario questo approccio analitico già presente – prima della catastrofe elettorale – nella società, nel movimento pacifista terzomondista, nelle minoranze (?) sindacali organizzate, nel fermento delle riflessioni degli intellettuali, nella sinistra storica, in quella nuova ecc.

No, non lo siamo.
Se prendiamo come orizzonte di analisi non il “nostro punto di vista” ma la situazione quale essa è nei rapporti tra poche centinaia di milioni di persone a fronte di miliardi di persone; dove i rapporti tra poche nazioni della società occidentale capitalisticamente strutturata con altre decine di paesi non passano assolutamente per la società dell’informazione, anche se cominciano ad affacciarsi i modelli-valori culturali, ma sono improntati all’asservimento delle oligarchie di potere locale. In verità, non è riproposto il vecchio modello del capo (e famiglia) locali a cui affidare la guida della repubblica delle banane. Siamo ad una evoluzione raffinata. Pensiamo all’operazione Bush Junior, che sconquassa i Balcani, fa svolgere il ruolo di gendarme all’Europa e poi mette a capo del governo di Kabul, Karzai. Quello stesso, che è stato funzionario per tanti anni nelle finanziarie delle spa petrolifere della famiglia Bush. Quello stesso che fa veicolare fiumi di denaro, per le scelte geo politiche, per le scelte delle infrastrutture per le fonti fossili, per le scelte (non scelte) dell’aumento esponenziale della produzione di oppio in Afghanistan, verso i fondi Carlyle, guarda caso riconducibili alle stesse spa della famiglia Bush. Quanto c’è di casuale sul ruolo pesante che Carlyle sta svolgendo in Gran Bretagna, in Francia, in Germania ed in Italia nei settori immobiliari e finanziari (non sono un esperto, sono solo un lettore quindi non deduco per gli altri)?
Dunque, se è giusto affermare che la lettura mondiale ci fa escludere di essere nella società dell’informazione globale. Non possiamo tacere che la globalizzazione, e, qundi la società dell’informazione dal punto di vista occidentale c’è.
Poiché, noi poveri comunisti, povera gente di sinistra sconquassata dai dominatori e dalle nostre cicliche manie autolesioniste, operiamo da questo punto di vista e da questa parte del pianeta, è bene che approfondiamo con esattezza per poi prendere le contromisure e, soprattutto, per non essere semplicemente subalterni (ad analisi, riferimenti culturali, forze organizzate) proponiamo un progetto, sorretto da un impianto ideale, attivato da una forza organizzata. Insomma, pratichiamo l’essere, oltre che il ritenersi, comunisti.
Il vecchio detto che i preti non chiedevano tanto al popolo, solo gli anni fino all’adolescenza dei ragazzi per formarli, aveva davvero un suo fondo di verità. Non a caso la Chiesa (struttura) è stata in grado velocemente di aggiornarsi. Infatti quando sulla scena sociale ha iniziato ad imperversare un nuovo dispensatore di modelli di stili di vita di idee da perseguire, molti hanno pensato che sarebbe stato sufficiente conoscere dall’interno il nuovo meccanismo; praticarlo; pensare perfino di addomesticarlo; per esserne poi travolto non da una “campagna” ma dalla permanenza quotidiana della proposta unica: contano i furbi, conta il denaro, conta l’egoismo, conta essere tutti convinti che questo è il succo della società. Il resto, il diverso è il potenziale nemico. Naturalmente il riferimento diretto era alla televisione. Ma non solo come “programmazione” che conta ma può variare. Anzi, nella produzione, un “diverso” che sia ribelle ma non rivoluzionario; antitetico ma non alternativo è ancor più addomesticabile all’interno del disegno omologatore. Per questo si cacciano Santoro, Biagi, Guzzanti e Lucchetti, ma poi si cerca (ma non tutti) di ammansirli con le tirate d’orecchie. Per questo la Chiesa corre ai ripari per amplificare il segnale della radio vaticana nel mondo; crea una struttura televisiva sul satellite; struttura una delle università consorelle (Lumsa) col fine di sfornare professionisti della comunicazione inviati in redazioni e televisioni: figlia di tale operazione è la Bianchetti. Ma detto questo abbiamo raggiunto il cuore del problema. Infatti, se è vero che l’attenzione non dobbiamo limitarla ad una presenza strutturata in un determinato momento: campagna elettorale ecc.; è soprattutto vero che il fenomeno va compreso nella sua vastità.
Essa ha un nome: l’industria culturale.
Se la Fiat produce automobili, se l’italsider produce acciaio, se l’enel produce energia e le multiutility i servizi; senza una azione permanente e pianificata della ricerca ragionata, ammansita, ludica, intelligente del consenso ad uno stile di vita, ad un ordinamento di valori, quelli rimarrebbero più ai margini di quanto non lo siano per altri motivi intrinsechi al capitalismo.
Insomma, è il mercato bellezza! Ma, al proprio interno è un mercato feroce – mors tua vita mea -, mentre dall’esterno è un meccanismo quasi perfetto perché l’industria culturale (vicinissima al fare politica, alle istituzioni, al potere) propone i contenuti che riceve dal potere dominante e li trasforma banalmente in desideri individuali dai quali nessuno può prescindere. Senza scivolare nel moralismo: ma che cosa sta producendo la nostra società che sia così indispensabile agli individui? Molte cose sarebbero da ramazzare come in un famoso manifesto che buttava fuori dal mondo pezzi di potere capitalistico. Noterete che il riferimento ai contenuti sta lì. Ma che cosa si intende. Per esempio, i contenuti di grande parte della produzione fisica di libri per la trasmissione del sapere (da cui i possibili modelli) sono nelle mani di Dell’Utri e Berlusconi. E la produzione cinematografica? Non è forse divisa tra parecchia produzione che non circola – nei cinema o sui teleschermi – e molta altra acquistata da produzioni estere (soprattutto americane) da parte soprattutto di mediaset? E chi si interroga sulla televisione di Stato da mettere sul mercato? Col beneplacito di Veltroni e del PD.
Per tornare all’analisi iniziale. Non una campagna “sulla sicurezza” ha scompaginato la tenuta del partito di centrosinistra moderato (come ama definirsi Veltroni) e la coalizione dei partiti di sinistra nella loro esperienza di SinistraArcobaleno. Bensì una presenza sedimentata di modelli culturali e di valori (?) ideali veicolati col consenso ad ondate. Sezionando la società si può scientificamente perseguire tale attività, pensando a prodotti appositi: per gli anziani, per i giovani, per i rampanti, per i socialmente sensibili, ecc. Insomma una versione aggiornata del programma per l’Italia del venerabile che non a caso diede a Silvio Berlusconi la tessera numero 1882. Non a caso altre le hanno avute Cicchitto ed altra compagnia presente nell’establishment economico-politico riconducibile a quello stesso che iniziò la propria scalata dal regalo craxiano delle frequenze tv. Quella stessa notte che cinque “veramente nobili” ministri della sinistra democristiana si dimisero in blocco dal governo (va beh, ma allora andavano di moda valori e rispetto di se stessi. E schiena dritta come amava dire quel comunista di Montanelli). Questa vivisezione, per dire che se vogliamo anche assumere qualche contromisura circa i contenuti e l’azione politica e, specificatamente politico-culturale, occorre individuare un terreno idoneo. Ad esempio, non siamo presenti in Parlamento. Però, è consentito, anzi per noi è obbligo, poter avanzare proposte di legge popolare.
Guarda caso, proprio su questi “argomenti” della comunicazione e del conflitto di interessi, un governo fu distratto (e il Parlamento al seguito); il successivo non ci pensava proprio; il seguente fu interrotto per l’iniziativa veltroniana sui grandi scenari che avrebbe di lì a poco aperto…. ed ora, è proprio il nostro momento di andare tra gli elettori, tra i compagni, tra i cittadini democratici e rinnovare con loro l’impegno a far approvare una legge “normale” che risolva il conflitto di interessi per chicchessia e soprattutto per qualcuno che lo vuole scavalcare perfino da presidente della repubblica prossimo venturo. Cioè una legge che restituisca dignità di prodotto culturale e servizio pubblico per quanto attiene ad una parte dell’industria televisiva, e quindi culturale, italiana. Ma anche una legge che mostri con immediatezza al nostro blocco sociale di riferimento e a tutti i cittadini democratici che lo scontro non è tra l’intrapresa e la proprietà pubblica delle produzioni radiotelevisive, ma tra gli equilibri dei poteri democratici che in una società repubblicana e costituzionale non possono essere accentrati. In questo ragionamento, che all’apparenza appare ideologico e “difficile”, invece è semplicissimo far aderire sia chi ha la storia sulle spalle che i più giovani. Infatti occorre riflettere sul fatto che le regole democratiche, e la sensibilità costituzionale (che maldestramente Veltroni e il Pd hanno con faciloneria riconosciuto al PDL) non sono nei fondamenti costitutivi di questo governo e di questa maggioranza. Fino a che nella casa delle libertà era presente Casini e l’UDC, per un verso o per l’altro, il retaggio con la costituzione, con i valori democratici che si sono fusi come lascito della resistenza, erano conosciuti, e, per così dire, alcuni anticorpi democratici entravano in azione. Ma ora, con l’uscita dalla maggioranza e dal governo dell’UDC, siamo nelle mani di postfascisti che non si sono mai riconosciuti nella origine della costituzione e nei valori fondanti di essa (anche così si spiega la rincorsa tra Fini e Alemanno a chi è più veloce ad andare a mettere corone in ricordo delle vittime del fascismo). Per non dire dell’humus xenofobo ed anticostituzionale della Lega. Senza tacere, infine, la verve razzista, il negazionismo culturale e politico, l’anticostituzionalismo (ricordate la vicenda sulla festa del 25 aprile) di Forza Italia. Ed alle loro “scelte” non c’è nessun legame che possa far da freno. Ecco perché è semplice spiegare a cittadini democratici, siano essi sessantenni o diciottenni, che occorre porre riparo. Anche con leggi popolari, da sottoscrivere e far discutere e approvare in Parlamento. Però, visto che stiamo analizzando il profilo culturale del nostro conflitto in essere, non possiamo sottacere della scuola. Anche qui, un progetto semplice che indichi di togliere i denari pubblici per sostenere le scuole private, e, al contrario, pensare alla scuola come nuova risorsa per dar vita a moderni cittadini, democratici, solidali, consapevoli della cultura dell’accoglienza. Questa può essere un’altra proposta di legge popolare da presentare. Per quanto attiene il livello più locale – che infatti, quelle proposte hanno senso in quanto le possiamo sollecitare all’orizzonte nazionale dell’iniziativa – dovremmo continuare, almeno fino ai congressi; confermando sia il livello del confronto – temi e contenuti scelti insieme – che gli strumenti che stiamo sperimentando il blog, le assemblee e forse in seguito anche pagine scritte da divulgare a stampa.
Marino, maggio 2008